In un giornale avevo letto che: nel mondo c’erano milioni di donne sole,
essendo in supernumero rispetto agli uomini.
Molti uomini si univano tra loro invece di unirsi alle donne.
Per lo meno gli arabi potevano avere più di una moglie.
Pensando a questo, dissi tra me: « Perché non
cambio religione e diventando musulmano, posso aiutare molte donne a non
restare sole. »
Detto fatto, andai a cercare una moschea e
parlando con un responsabile, domandai quali erano i miei vantaggi a cambiare
religione.
Lui mi parlò del paradiso (di quello mi importava
di meno), della possibilità di avere più di una moglie (sempre che le potessi
mantenere).
Domandai se le donne dovevano anche loro mudare
religione?
Non era necessario, solo si dovevano sposare con
il rito musulmano; in quel caso, il matrimonio le proteggeva legalmente.
Studiando il Corano, fui sottoposto ad un esame e
superatolo, fui ribattezzato e per loro ero un musulmano e come tale mi dovevo
comportare e cioè pregare tre volte al giorno.
Essendo proprietario di un’impresa di trasporti:
Import-Export, avevo grandi possibilità finanziarie e con l’idea che avevo per
la testa, comprai un terreno fuori città e con il rispettivo progetto, mandai a
costruire un palazzetto (stile arabo) con 35 camere, le camere da letto avevano
le stanze da bagno incorporate.
Alla domanda (indiscreta) di cosa ne avrei fatto,
risposi che ne volevo fare un piccolo albergo.
È logico che essendo un albergo, aveva una grande
cucina (tutta equiparata), una grande sala da pranzo, un garage per almeno
dieci macchine, una piscina coperta con acqua: fredda d’estate, tiepida in
primavera e in autunno e calda d’inverno, eccetera, eccetera.
C’era poi la casa del guardiano, del giardiniere,
dell’autista e del contadino.
Tutta la proprietà stava circondata da un alto
muro
Quando; il palazzetto, il parco (giardino) e il
campo per coltivare fu pronto, misi un annuncio su un giornale che s’incontrava
in tutto il mondo: Quarantenne cerca donne senza figli, da sposare. Seguiva il mio
numero telefonico.
Pochi giorni dopo, cominciai a ricevere
telefonate.
Dopo averne scartate molte, riunii venti donne che
invitai a prendere il tè in una sala da tè molto apprezzata per un certo
pomeriggio (all’ora del tè).
Con i soldi che potevo disporre, affittai per quel
giorno la sala (per non essere disturbato).
Ogni donna che arrivava, la facevo accomodare e
prendere il tè con pasticcini.
Quando giunse la ventesima donna, feci sapere,
quale era la mia idea.
Come musulmano potevo prendere più di una moglie e
non era necessaria che si convertisse alla fede islamica, poteva restare con
quella che aveva; basta che non interferisse con la mia.
La maggiorparte rifiutò di prenderne parte e dopo
aver ringraziato per il tè, andò via.
Di venti, ne restarono quattro.
Una di loro chiese: « Cosa ci guadagnamo? »
« Oltre essere sposata, riceverete un regalino in
Euro. »
« E quanto sarebbe; se è una bella somma, potrebbe
interessarmi, » disse una.
« Quanto sarà la somma, non sarà per voi; potete
seguire chi uscì. »
Borbottando cose indescivibili, lasciò la sala.
« Dopo il matrimonio; con il rito musulmano, come
è loro costume, riceverete Cinquantamila Euro. Che per loro, equivale ad un
contratto d’aquisto. »
Un’altra non accettò.
Ne rimasero due.
Una italiana e un’africana del Gabon.
Dopo altre tre inviti, quelle che accettarono furono
otto.
Erano dai trent’anni ai quaranta.
Nel totale; c’erano due italiane, una spagnola,
una portoghese, una russa, una cinese, una indiana e un’africana.
Una volta riunite tutte e otto nella sala da tè,
parlai loro.
« Ho mandato a costruire un palazzetto con
trentacinque camere. »
« Trentacinque camere. Pensate di prendere
trentacinque mogli? » disse la portoghese.
« No! Il numero perfetto sarebbe sette. Per ora
voi siete otto e siete tutte d’accordo, romperò la regola e vi sposerò tutte e
otto. Trentadue camere saranno per voi, due saranno per me e le altre, per la
servitù. Vorrei da voi almeno due figli. I figli dovranno essere miei. Anche se
mi fido di voi, ad ogni nascita verrà fatto il test di paternità, se il test
sarà positivo, vi verranno dati diecimila Euro, se sarà negativo, verrete
ripudiate e perderete tutto quello che avrete avuto. »
La russa
reclamò e lasciò la sala, le altre accettarono.
« Come dicono gli arabi: ( Stava scritto. ) Gli arabi in genere, non sono gelosi, quelli
che hanno più di una moglie, sanno di non poter soddisfare tutte le mogli
sessualamente, così non si importano se le loro mogli hanno relazioni sessuali
con altri uomini. Anch’io come loro non sono geloso. La gelosia è una cosa
stupida. Io ho fiducia in voi e spero voi abbiate fiducia in me. Ora se siete
d’accordo, andremo a visitare quella che sarà la vostra casa. »
Avevo una macchina a otto posti e con essa andammo
dove si trovava la casa.
Appena varcato il cancello e percorso un breve
tratto di parco, la casa si presentò ai loro occhi.
Ci furono gridolini di gioia, la casa piaque loro.
Entrammo e dopo an ampio ingresso, salimmo una
doppia scala in marmo rosa e giungemmo nella sala da pranzo, dove troneggiava
un enorme e lungo tavolo di rovere, con ventiquatto posti.
« Ho pensato nel futuro, quando questa casa sarà
piena di bambini. Dietro quella porta c’è la cucina e sarà il regno di Melissa;
aiutata da impiegate che saranno assunte e controllate da Melissa. »
Aprendo una doppia porta, apparve una cucina degna
di un migliore ristorante.
Melissa corse a toccare tutto, non gli pareva vero
quello che stava vedendo.
Passammo poi per un’altra stanza e apparve un
enorme studio.
« Questo sarà il regno di Veronica. »
Anche Veronica rimase ammirata e come Melissa fu
felice di quello che le avrei dato.
In ogni altra stanza c’era un regno per la
rispettiva padrona.
C’era la stanza di pittura per Maria, la stanza di
costura per Gianna, la stanza di musica per Sayonara, la stanza di sementi per
Lumidia essendo stata contadina, gli piaceva lavorare la terra e quella di
danza per Dolores.
Salendo un altro piano, c’erano le camere da
letto.
Ognuna di loro avrebbe avuto due camere; una per
loro, l’altra per i figli.
La prima era la mia, le altre quattrordici per
loro.
Ogni stanza aveva una serratura di sicurezza,
ognuna di loro avrebbe avuto le chiavi e una volta chiuse, nessun altra poteva
curiosare per la stanza che non gli apparteneva.
Le prime due dopo la mia, erano di Lumidia,
seguivano quelle di Maria, quelle di Melissa, quelle di Gianna, quelle di
Veronica, quelle di Sayonara e quelle di Dolores.
Le camere erano vuote e con le pareti bianche,
sarà toccato a loro, farle dipinderle e ammobiliarle.
« Ognuna di voi, avrà una macchina per andare dove
vorrà. Sarete responsabili delle vostre macchine. »
Due di loro non avevano la patente.
« Se non la prenderete, verrà assunto un autista.
Se andrete insieme, l’autista guiderà la limousine, altrimenti guiderà la macchina
di chi non ha la patente. Questa sera andrò a casa di Lumudia e ai suoi
genitori, chiederò la sua mano, a seguire andrò a casa di Maria e così via.
Spero che non ci siano problemi. »
Così feci e quando i genitori di Lumidia e delle
altre donne fecero questione per il lavoro che avevano, risposi che: le avrei
dato il doppio di quello che il quel momento guadagnavano.
Per Maria che non aveva un posto fisso ma che,
ogni tanto faceva la baby sitter, non ci furono problemi, dissi che si sarebbe
occupata dei miei figli.
Alla domanda; se avevo figli, risposi: « Quando mi
sposerò con Maria avrò tanti figli che la terrà occupata. »
La questione religione fu chiesta dai genitori di
Dolores.
Il fatto di essere musulmano e non mudare per il
cattolicesimo, fu più dura di quanto pensavo.
Ma quando dissi loro del mio rapporto di lavoro
con i paesi arabi, cambiarono opinione.
I genitori di Sayonara vollero sapere perché
prendevo sette mogli.
Risposi: « Sette è il mio numero di sorte, sette
sono i giorni della settimana, sette sono le note musicali, sette sono le
stelle dell’orsa maggiore e con sette mogli, avrò altro da pensare, che;
procurarmi un’amante. »
I genitori di Melissa vollero sapere, come potevo
amare la loro figlia e non amare le altre.
Risposi: « Amerò Melissa nello stesso trasporto e
sentimento che amerò le altre. Non ci saranno disparità, anche per i regali che
darò loro; saranno tutti uguali, dello stesso valore. »
Alla fine tutti furono d’accordo e preparammo i
documenti necessari per il matrimonio con il rito musulmano.
Per ammobiliare le camere, girammo per vari
negozi.
Non tutte erano d’accordo, ma una la volta
riuscirono ad ammobiliare le loro stanze. Io non mi intromettevo, lasciai fare
come volevano loro, soltanto apparai i conti
dando a chi scelse meno caro, con tappeti o
sopramobili.
Un mese dopo ci sposammo e depositai nelle loro
mani sette assegni bancari di 50 mila Euro cada.
Di comune accordo avrei dato loro mille euro al
mese, come compenso per il loro lavoro.
Melissa per il lavoro di cucina, Veronica per
quello legale, Maria per la pittura, Gianna per la costura, Sayonara per la
musica e il canto, Lumidia per la cura delle piante, Dolores per la danza.
I mille euro avrebbero servito loro per le spese
personali: vestiti, cosmetici eccetera, eccetera.
Nove mesi dopo naquero quattro maschi e tre
femmine.
Come era stato combinato, ricevettero diecimila
euro ognuno.
Avevamo stabilito che: sarebbero tornate a
rimanere incinte solo dopo quattro anni.
Durante il primo anno di matrimonio non soltanto
facemmo l’amore, come andammo a teatro, a ballare, a vedere i loro rispettivi
paesi e tante altre cose.
Così ognuna di loro mostrò a me e alle altre, un
pó della: Cina, del Gabon, dell’India, della Spagna, del Portogallo e di due
città d’Italia.
Quando tornarono di nuovo incinte, i banbini
cominciarono ad andare all’asilo e all’asilo cominciarono i guai.
Prima furono scambiati per gemelli (se gemelli
potevano essere, di vari colori), poi separati dagli altri quando seppero che
erano figli di un solo padre e di sette madri.
Dovetti cambiare asilo e metterli in un asilo
arabo.
Lí si trovavano a loro agio perché anche alcuni
dei loro compagnetti erano figli di una sola madre e di tanti padri.
Anche io ogni tanto avevo guai con varie imprese
occidentali per essere musulmano e sposato con sette donne.
Non è che pregiuticavono i miei affari, solo,
dovevo ripetere ogni volta: « Voi avete una sola moglie e tanti amanti, io ho
sette mogli e nessuna amante. Io faccio l’amore tutte le notti e voi con le
vostre rispettive mogli; una volta ogni tanto.
Così vivemmo tutti; contenti e felici.
Peccato sia stato solo un sogno.
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