segunda-feira, 26 de agosto de 2013

Sogno n.45 L'Arabino anno 2009


In un giornale avevo letto che: nel mondo c’erano milioni di donne sole, essendo in supernumero rispetto agli uomini.
Molti uomini si univano tra loro invece di unirsi alle donne.
Per lo meno gli arabi potevano avere più di una moglie.
Pensando a questo, dissi tra me: « Perché non cambio religione e diventando musulmano, posso aiutare molte donne a non restare sole. »
Detto fatto, andai a cercare una moschea e parlando con un responsabile, domandai quali erano i miei vantaggi a cambiare religione.
Lui mi parlò del paradiso (di quello mi importava di meno), della possibilità di avere più di una moglie (sempre che le potessi mantenere).
Domandai se le donne dovevano anche loro mudare religione?
Non era necessario, solo si dovevano sposare con il rito musulmano; in quel caso, il matrimonio le proteggeva legalmente.
Studiando il Corano, fui sottoposto ad un esame e superatolo, fui ribattezzato e per loro ero un musulmano e come tale mi dovevo comportare e cioè pregare tre volte al giorno.
Essendo proprietario di un’impresa di trasporti: Import-Export, avevo grandi possibilità finanziarie e con l’idea che avevo per la testa, comprai un terreno fuori città e con il rispettivo progetto, mandai a costruire un palazzetto (stile arabo) con 35 camere, le camere da letto avevano le stanze da bagno incorporate.
Alla domanda (indiscreta) di cosa ne avrei fatto, risposi che ne volevo fare un piccolo albergo.
È logico che essendo un albergo, aveva una grande cucina (tutta equiparata), una grande sala da pranzo, un garage per almeno dieci macchine, una piscina coperta con acqua: fredda d’estate, tiepida in primavera e in autunno e calda d’inverno, eccetera, eccetera.
C’era poi la casa del guardiano, del giardiniere, dell’autista e del contadino.
Tutta la proprietà stava circondata da un alto muro
Quando; il palazzetto, il parco (giardino) e il campo per coltivare fu pronto, misi un annuncio su un giornale che s’incontrava in tutto il mondo: Quarantenne cerca donne senza figli, da sposare. Seguiva il mio numero telefonico.
Pochi giorni dopo, cominciai a ricevere telefonate.
Dopo averne scartate molte, riunii venti donne che invitai a prendere il tè in una sala da tè molto apprezzata per un certo pomeriggio (all’ora del tè).
Con i soldi che potevo disporre, affittai per quel giorno la sala (per non essere disturbato).
Ogni donna che arrivava, la facevo accomodare e prendere il tè con pasticcini.
Quando giunse la ventesima donna, feci sapere, quale era la mia idea.
Come musulmano potevo prendere più di una moglie e non era necessaria che si convertisse alla fede islamica, poteva restare con quella che aveva; basta che non interferisse con la mia.
La maggiorparte rifiutò di prenderne parte e dopo aver ringraziato per il tè, andò via.
Di venti, ne restarono quattro.
Una di loro chiese: « Cosa ci guadagnamo? »
« Oltre essere sposata, riceverete un regalino in Euro. »
« E quanto sarebbe; se è una bella somma, potrebbe interessarmi, » disse una.
« Quanto sarà la somma, non sarà per voi; potete seguire chi uscì. »
Borbottando cose indescivibili, lasciò la sala.
« Dopo il matrimonio; con il rito musulmano, come è loro costume, riceverete Cinquantamila Euro. Che per loro, equivale ad un contratto d’aquisto. »
Un’altra non accettò.
Ne rimasero due.
Una italiana e un’africana del Gabon.
Dopo altre tre inviti, quelle che accettarono furono otto.
Erano dai trent’anni ai quaranta.
Nel totale; c’erano due italiane, una spagnola, una portoghese, una russa, una cinese, una indiana e un’africana.
Una volta riunite tutte e otto nella sala da tè, parlai loro.
« Ho mandato a costruire un palazzetto con trentacinque camere. »
« Trentacinque camere. Pensate di prendere trentacinque mogli? » disse la portoghese.
« No! Il numero perfetto sarebbe sette. Per ora voi siete otto e siete tutte d’accordo, romperò la regola e vi sposerò tutte e otto. Trentadue camere saranno per voi, due saranno per me e le altre, per la servitù. Vorrei da voi almeno due figli. I figli dovranno essere miei. Anche se mi fido di voi, ad ogni nascita verrà fatto il test di paternità, se il test sarà positivo, vi verranno dati diecimila Euro, se sarà negativo, verrete ripudiate e perderete tutto quello che avrete avuto. »
 La russa reclamò e lasciò la sala, le altre accettarono.
« Come dicono gli arabi: ( Stava scritto. )  Gli arabi in genere, non sono gelosi, quelli che hanno più di una moglie, sanno di non poter soddisfare tutte le mogli sessualamente, così non si importano se le loro mogli hanno relazioni sessuali con altri uomini. Anch’io come loro non sono geloso. La gelosia è una cosa stupida. Io ho fiducia in voi e spero voi abbiate fiducia in me. Ora se siete d’accordo, andremo a visitare quella che sarà la vostra casa. »
Avevo una macchina a otto posti e con essa andammo dove si trovava la casa.
Appena varcato il cancello e percorso un breve tratto di parco, la casa si presentò ai loro occhi.
Ci furono gridolini di gioia, la casa piaque loro.
Entrammo e dopo an ampio ingresso, salimmo una doppia scala in marmo rosa e giungemmo nella sala da pranzo, dove troneggiava un enorme e lungo tavolo di rovere, con ventiquatto posti.
« Ho pensato nel futuro, quando questa casa sarà piena di bambini. Dietro quella porta c’è la cucina e sarà il regno di Melissa; aiutata da impiegate che saranno assunte e controllate da Melissa. »
Aprendo una doppia porta, apparve una cucina degna di un migliore ristorante.
Melissa corse a toccare tutto, non gli pareva vero quello che stava vedendo.
Passammo poi per un’altra stanza e apparve un enorme studio.
« Questo sarà il regno di Veronica. »
Anche Veronica rimase ammirata e come Melissa fu felice di quello che le avrei dato.
In ogni altra stanza c’era un regno per la rispettiva padrona.
C’era la stanza di pittura per Maria, la stanza di costura per Gianna, la stanza di musica per Sayonara, la stanza di sementi per Lumidia essendo stata contadina, gli piaceva lavorare la terra e quella di danza per Dolores.
Salendo un altro piano, c’erano le camere da letto.
Ognuna di loro avrebbe avuto due camere; una per loro, l’altra per i figli.
La prima era la mia, le altre quattrordici per loro.
Ogni stanza aveva una serratura di sicurezza, ognuna di loro avrebbe avuto le chiavi e una volta chiuse, nessun altra poteva curiosare per la stanza che non gli apparteneva.
Le prime due dopo la mia, erano di Lumidia, seguivano quelle di Maria, quelle di Melissa, quelle di Gianna, quelle di Veronica, quelle di Sayonara e quelle di Dolores.
Le camere erano vuote e con le pareti bianche, sarà toccato a loro, farle dipinderle e ammobiliarle.
« Ognuna di voi, avrà una macchina per andare dove vorrà. Sarete responsabili delle vostre macchine. »
Due di loro non avevano la patente.
« Se non la prenderete, verrà assunto un autista. Se andrete insieme, l’autista guiderà la limousine, altrimenti guiderà la macchina di chi non ha la patente. Questa sera andrò a casa di Lumudia e ai suoi genitori, chiederò la sua mano, a seguire andrò a casa di Maria e così via. Spero che non ci siano problemi. »
Così feci e quando i genitori di Lumidia e delle altre donne fecero questione per il lavoro che avevano, risposi che: le avrei dato il doppio di quello che il quel momento guadagnavano.
Per Maria che non aveva un posto fisso ma che, ogni tanto faceva la baby sitter, non ci furono problemi, dissi che si sarebbe occupata dei miei figli.
Alla domanda; se avevo figli, risposi: « Quando mi sposerò con Maria avrò tanti figli che la terrà occupata. »
La questione religione fu chiesta dai genitori di Dolores.
Il fatto di essere musulmano e non mudare per il cattolicesimo, fu più dura di quanto pensavo.
Ma quando dissi loro del mio rapporto di lavoro con i paesi arabi, cambiarono opinione.
I genitori di Sayonara vollero sapere perché prendevo sette mogli.
Risposi: « Sette è il mio numero di sorte, sette sono i giorni della settimana, sette sono le note musicali, sette sono le stelle dell’orsa maggiore e con sette mogli, avrò altro da pensare, che; procurarmi un’amante. »
I genitori di Melissa vollero sapere, come potevo amare la loro figlia e non amare le altre.
Risposi: « Amerò Melissa nello stesso trasporto e sentimento che amerò le altre. Non ci saranno disparità, anche per i regali che darò loro; saranno tutti uguali, dello stesso valore. »
Alla fine tutti furono d’accordo e preparammo i documenti necessari per il matrimonio con il rito musulmano.
Per ammobiliare le camere, girammo per vari negozi.
Non tutte erano d’accordo, ma una la volta riuscirono ad ammobiliare le loro stanze. Io non mi intromettevo, lasciai fare come volevano loro, soltanto apparai i conti
dando a chi scelse meno caro, con tappeti o sopramobili.
Un mese dopo ci sposammo e depositai nelle loro mani sette assegni bancari di 50 mila Euro cada.
Di comune accordo avrei dato loro mille euro al mese, come compenso per il loro lavoro.
Melissa per il lavoro di cucina, Veronica per quello legale, Maria per la pittura, Gianna per la costura, Sayonara per la musica e il canto, Lumidia per la cura delle piante, Dolores per la danza.
I mille euro avrebbero servito loro per le spese personali: vestiti, cosmetici eccetera, eccetera.
Nove mesi dopo naquero quattro maschi e tre femmine.
Come era stato combinato, ricevettero diecimila euro ognuno.
Avevamo stabilito che: sarebbero tornate a rimanere incinte solo dopo quattro anni.
Durante il primo anno di matrimonio non soltanto facemmo l’amore, come andammo a teatro, a ballare, a vedere i loro rispettivi paesi e tante altre cose.
Così ognuna di loro mostrò a me e alle altre, un pó della: Cina, del Gabon, dell’India, della Spagna, del Portogallo e di due città d’Italia.
Quando tornarono di nuovo incinte, i banbini cominciarono ad andare all’asilo e all’asilo cominciarono i guai.
Prima furono scambiati per gemelli (se gemelli potevano essere, di vari colori), poi separati dagli altri quando seppero che erano figli di un solo padre e di sette madri.
Dovetti cambiare asilo e metterli in un asilo arabo.
Lí si trovavano a loro agio perché anche alcuni dei loro compagnetti erano figli di una sola madre e di tanti padri.
Anche io ogni tanto avevo guai con varie imprese occidentali per essere musulmano e sposato con sette donne.
Non è che pregiuticavono i miei affari, solo, dovevo ripetere ogni volta: « Voi avete una sola moglie e tanti amanti, io ho sette mogli e nessuna amante. Io faccio l’amore tutte le notti e voi con le vostre rispettive mogli; una volta ogni tanto.
Così vivemmo tutti; contenti e felici.
Peccato sia stato solo un sogno.


                                                                                                                  


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