Eravamo appena giunti all’aereoporto di Roma –
Fiumicino, quando ci accorgemmo che, le cose erano cambiate.
Appena sbarcati dall’aereo, ci chiesero di
documenti e lo scopo della visita in Italia.
Chi era di transito, fu deviato per un altro percorso.
Chi era in visita, un’altra direzione.
Chi aveva famiglia o andava a trovare amici o parenti; se lui o lei era
italiano/a, veniva diviso.
La scusa era: Controllo.
Quale controllo? Non ci fu chiarito.
Anche io e mia moglie Maria, fummo divisi.
Prima di lasciarci, rimanemmo d’accordo, di ritroverci nell’atrio.
Ritirai i bagagli e aspettai l’arrivo di mia moglie.
Come tanti altri: chi marito o moglie.
Il tempo passava ma, non arrivò nessuno.
Eravamo tutti preoccupati; nessuno ci dava spiegazioni.
Quando le cose sembravano deteriorare, ci fu
comunicato che: le mogli o i mariti stranieri, venivano espulsi dall’Italia
come indesiderati e riimbarcati per i loro rispettivi paesi.
Ma come era possibile?
Che era successo?
Perché?
Nessuna risposta.
A questo punto, tanto valeva, tornare a Lisbona.
Andai al chek-in della Tap.
Gli impiegati della linea aerea non erano
portoghesi ma italiani e per quanto riguardava il ritorno, non potevo
utilizzare lo stesso biglietto perché aveva la data prefissata e se volevo prendere l’aereo per Lisbona, dovevo
pagare di nuovo.
Domandai, che fine aveva fatto il personale
portoghese, mi fu risposto che era stato rimandato in Portogallo come tutti gli
stranieri.
Chiesi, come mai, che era successo?
Risposero in modo sgarbato di leggere il giornale
perché loro non erano tenuti a dare risposte senza autorizzazione.
Comprai il giornale “ Il Messaggero “ e lessi che:
in Italia, c’era sta-to un Colpo di Stato e il nuovo Governo, si era staccato
dalla Nato e dal M.E.C e in Italia ci dovevano vivere solo gli italiani.
Per saperne di più, andai a casa di mia sorella e
da lei seppi del caos che regnava in Italia.
I detenuti stavano fuori e facevano parte della guardia
del Dittatore e gli oppositori, stavano in prigione.
Le famiglie miste le avevano divise e i figli
stavano con il padre; se era italiano, in Italia, se era straniero, seguivano
il padre nella sua terra.
Alle mogli o ai mariti italiani davano una scelta:
se restavano in Italia, il loro matrimonio, non aveva più valore, se volevano
seguire il coniuge, lo potevano fare, ma dovevano lasciare tutti i loro beni in
Italia.
In Italia sembrava essere tornati al tempo del Fascismo o Nazismo; c’erano
le
Brigate Partigiane che lottavano contro la Dittatura e c’erano esecuzioni
sommarie, quando venivano presi.
Telefonai in Portogallo a Miguel, raccontandogli
quello che era successo.
Quando Maria sarebbe tornata in Portogallo, di farmi telefonare, che sarei
ripartito pure io.
Quel giorno passò, senza nessuna notizia di Maria.
Così pure gli altri giorni passarono e di Maria nessuna notizia.
Andai allo studio del mio avvocato e anche lì trovai il caos.
Lo studio era sovraccarico di lavoro.
Con il colpo di Stato, c’erano stati molti arresti
e i familiari si rivolgevano agli avvocati (così voleva la nuova Legge) per
avere notizie e il rilascio dei loro cari.
Sapendo come è lenta la giustizia, non mi restò altro che aspettare.
Tutte le sere telefonavo a Miguel, senza avere notizie di Maria.
Ero preoccupato.
Anche il mio amico Claudio era preoccupato sulla
fine della sua moglie Isabel; in Portogallo non era tornata e lui e i suoi
figli stavano in pensiero.
Non ci si poteva neppure rivolgere ai preti delle
varie parrocchie perché avevano paura, dopo che avevano saputo quello che era
successo al Vaticano.
Essendo il Vaticano indipendente dallo Stato
italiano, era stato isolato dalla città con una muraglia tutta intorno e il
Papa essendo tedesco, se non voleva tornare in Germania, non gli era concesso
di girare liberamente per l’Italia.
Passai più di un mese in ansia e ripartii per il
Portogallo solo dopo che Miguel mi telefonò annunciando l’arrivo della madre.
Con la mia partenza, dovetti firmare una carta in
cui rinunciavo alla cittadinanza italiana con tutti i diritti che comprendeva,
come pure, la mia pensione.
M’importava poco, quello che m’importava era mia moglie non la cittadinanza
italiana.
Come arrivai a casa di Miguel, trovai mia moglie in uno stato
terribbile, raccontandomi tra le
lacrime, quello che aveva passato quando stava presa.
Mi raccontò di stare con altre donne e che
venivano trattate peggio delle bestie; dovevano subire violenze fisiche e i
peggiori maltrattamenti.
Sentendola parlare sentii una rabbia tremenda.
Volevo tornare in Italia per unirmi ai Partiggiani
e lottare con gli altri contro tutti quelli che appoggiavano la Dittatura.
Maria me lo sconsigliò e disse di dimenticare tutto.
In Portogallo come in tutti gli Stati del mondo,
non c’erano più le Ambasciate d’Italia e gli italiani rimasti erano visti con
diffidenza.
Mi sono svegliato con una stretta al cuore,
pensando: « Speriamo che il 2007 non ci porti davvero “ la dittatura in Italia
“.
Meno male, fu solo un sogno.
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