segunda-feira, 19 de agosto de 2013

Sogno n.22 Il mago Zurlino anno 2007

 
Ero venuto a sapere che nella città ci sarebbe stata una fiera di spiritismo ed erano invitati: Maghi, streghe e tutto quello che stava intorno alle arti magiche.
Feci la domanda di ammissione; che fu accolta (anche senza volerlo, ma dietro il mio volere magico) e il giorno prima dell’inizio della fiera fui a montare il mio gazebo.
Nell’nterno non c’era nulla; salvo una piccolissima spia o pulce (nel gergo elettronico), così pure fuori in cima all’entrata.
Nel lato opposto, invisibile c’era una antenna che collegata via salellite faceva capo con il mio studio di.....
In bella mostra c’era un cartello che diceva: Nen è necessario vedere per credere.
Il giorno seguente la fiera fu inaugurata dal Sindaco e da tutta la Giunta e poi, aperta al pubblico.
Quando il gruppo arrivò vicino al mio gazebo, un Assessore spostò la cortina che chiudeva l’entrata e una voce diede loro il Buongiorno.
Avevo già immagginato la reazione.
Si guardarono intorno, dentro e fuori del gazebo.
Non c’era nessuno, salvo gli altri convitati.
« È inutile che vi guardate intorno, tanto non riescirete a vedermi, come mago, riesco a rendermi invisibile ».
Facendo finta di aver capito il trucco, il Sindaco mi diede in benvenuto e proseguì il giro; poi arrivò il pubblico.
La gente passava e ripassava, alle volte qualcuno apriva la cortina e al mio invito ad entrare, si allontanava perturbato.
Fino a quando un signore entrò.
« Si segga Signor Antonio ».
Lui si guardò attorno dicendo: « Chi ha parlato e come sà il mio nome? »
« Torno a ripetere, si segga Signor antonio ».
« E dove mi siedo, se non vedo sedie? »
« Se allunga la mano e fa un passo avanti, troverà la sedia; vedo che l’ha trovata, si metta comodo che facciamo due chiacchiere ».
Nel frattempo la cortina si aprì di nuovo e una testa si affacciò.
« Mi scusi, l´ho vista entrare, che ci fa in quella posizione? »
« Sono seduto ».
« Seduto e dove, non vedo sedie? »
A questo punto intervenni.
« Non è necessario vedere per credere Signor Francesco ».
« Sarà, ma io non credo a queste stregonerie ».
In quel momento un bicchiere pieno d’acqua si rovesciò sulla testa del Signor Francesco che fece un salto all’indietro.
« Chi mi ha gettato l’acqua in faccia; esci fuori che ti rompo il grugno ».
« Acqua, quale acqua, quello che sente è frutto della sua immagginazione, lei non è bagnato e poi lei non crede a queste stregonerie; si calmi, tanto non vedendomi, non mi può rompere il grugno; si è calmato...allora la invito a rientrare nel gazebo e per scasarmi dello scherzo, le offrirò qualcosa ».
Il Signor Francesco rientrò nella tenda e dietro alle mie indicazioni si sedette nel lato opposto al Signor Antonio.
« Signor Francesco, permette che le presenti il Signor Antonio Spalletti. Il Signor Antonio viene da un paese qui vicino e fa l’agricoltore, è venuto alla fiera alla ricerca di una soluzione che riguarda la sua proprietà ».
Il Signor Francesco disse: « Piacere di conoscerla, io mi chiamo ».
A quel punto lo interruppi.
« Permette che la presenti io al Signor Antonio? »
Lui alzando le spalle mi lasciò parlare.
« Le presento il Signor Francesco Stecchini, viene dalla capitale e non crede alle stregonerie.
Lavora come usciere presso il Ministero dell’Industria, è sposato con la Signora Anna Belsanti e ha due figli: un maschio e una femmina, il maschio si chiama Alfredo e ha 11 anni, frequenta la prima media nella scuola...è un bravo ragazzo. La femmina si chiama Maria, ha 9 anni, di capelli biondi e occhi azzurri come la madre, frequenta la 4ª elementare alla scuola...».
« Come fa a sapere tutto questo, chi glielo ha detto? »
« Nessuno, come mago riesco a sapere tutto senza che me lo dica qualcuno; ma tanto lei non ci crede. Da mio orologio vedo che è l’una e un quarto, direi che è l’ora di mangiare; fermi! Non vi alzate, siete miei ospiti e vi invito a pranzare con me ».
Davanti loro, come per magia apparvero due tavoli apparecchiati e una lista del Menù del giorno.
« Scegliete pure quello che volete mangiare ».
Il Signor Antonio ordinò un pollo alla diavola e il Signor Francesco un Luccio, per bere, il Signo Antonio chiese del Chianti e il Signor Francesco un Albano.
Sempre per magia, sulle tavole apparve quello che avevano ordinato; io dissi di aver scelto della Lasagna e un vino di Velletri.
Cominciarono a mangiare.
Ogni tanto la cortina si apriva, si affacciava: ora una donna, un uomo o dei ragazzi e dopo aver detto: « Non c’è nessuno, lsciavano ricadere la cortina e proseguivano il giro per i vari gazebi.
Quel giorno faceva molto caldo e una anziana signora faceva fatica a camminare.
« Signora Clotilde, perché non si fermi a riposare un pó? »
L’anziana signora si guardò attorno alla ricerca del proprietario della voce; ed ecco apparire accanto a lei un signore con barba e capelli bianchi.
Quel signore indossava una tunica e cappello a punta di color blù con stelle e lune argentate ricamate sopra.
Si presentò: « Sono il mago Zurlino e sono al suo servizio. »
Poi indicandole una comoda sedia sotto un platano, la invitò a sedersi.
Quando la Signora si fu seduta il mago le chiese se gradiva bere qualcosa, magari un bicchiere di sciroppo alla menta.
Presto fatto, apparve nella sua mano un bicchiere di sciroppo alla menta ben ghiacciato che la signora prese a sorseggiare.
La gente che passava lì nei pressi non vedeva il mago; vedeva solo una anziana signora seduta in una panchina, che con un espressione felice portava alla bocca qualcosa, ma non vedeva cosa aveva in mano.
Quando finì di bere, la Signora Clotilde disse rivolgendosi al mago: « Mi conosce, come sà che mi chiamo Clotilde? »
« Non sarei un mago se non lo sapessi, vede, io só molte cose di lei. Si chiama Clotilde Giacomelli, ha 83 anni, é della città, ma abita in periferia in una casetta in mezzo ad un campo di girasoli, è vedova dell’Ingegniere Luigi Bottai, ha quattro figli e 14 nipoti. Lei ama molto i suoi figli, ma loro non contracambiano il suo amore ed è raro che la vanno a trovare; ma lei non se la prende; è circondata di gatti che le fanno compagnia. Da un pó di anni soffre di verici che non le danno tregua; ha provato di tutto, ma quelle non se ne vanno via e fa fatica a camminare. Ogni anno viene alla fiera e compra degli intrugli che le dicono miracolosi, ma è come gettare i soldi al vento. Ho io quello che fa per lei e non costa niente e lo può fare da sola nella sua casa e magari rivenderlo anche.»
Il mago Zurlino mise la mano in tasca e tirò fuori un vasetto di una crema verde mostrandolo alla signora.
« È crema di ortica, ora ne spalmo un pó sulle sue caviglie, vedrà, le darà sollievo. »
Così fece e poco dopo la signora disse: « Non sento più dolore è un miracolo, posso anche saltare. »
E si mise a saltellare come una ragazzina.
Agli occhi della gente che passava, doveva essere presa per matta.
« Posso avere quella crema, come si fá? Mi dia la ricetta! »
Ma guardandosi attorno, oltre alla gente che la osservava, non c’era nessuno, il mago Zurlino era sparito, sulla panchina c’era un biglietto, in cui lesse: « La crema con la ricetta le sarà recapitata per posta domani mattina; auguri e...una rapida guarigione.
Con affetto. Il Mago Zurlino. »
La signora con il passo non più affaticato si allontanò s’allontanò stringendo con forza il biglietto lasciatole dal mago.
Nel gazebo, i signori Antonio e Francesco finito di mangiare, stavano sprofondati in due comode poltrone, uno a fumare il sigaro, l’altro la pipa.
« Vedo che state comodi, è successo qualcosa durante la mia assenza? »
« Sì e tutte riguardo alla gente che entrava e diceva che non c’era nessuno; e noi, a dire: « Ci siamo noi, non vedete? » ma la gente andava via dicendo che non c’era nessuno ».
« Con un pó di magia, vi ho resi invisibili. Ora parliamo tra noi senza essere disturbati. Parlerò prima con uno di voi e l’altro non sentirà quello che diremo. Cominciamo dal Signor Antonio. Lei ha dei problemi che riguardano la sua proprietà. La sua proprietà è ipotecata e se non fa un buon raccolto, non potrà pagare la rata alla Banca e rischierà di farsi sequestrare la proprietà. Il problema sta nella pioggia e con il caldo che c’è non vedo come può piovere, ci vorrebbe un miracolo. Vedrò se la posso aiutare, magari parlando con San Pietro; in ogni caso torni pure a casa e guardi il cielo, può anche darsi che veda qualche nuvola avvicinarsi alla sua proprietà e dare con la sua pioggia sollievo alla terra e al suo bestiame. »
Detto questo mi rivolsi al Signor Francesco.
« Il suo problema sta nella sua carriera, più concorsi fa e più non fa un passo avanti. C’è qualcuno che non vuole che salga di grado. Vedrò come posso aiutarla. Tra due giorni c’è un nuovo concorso, lo faccia, chi le da fastidio si ammalerà e il Presidente della giuria dopo aver sentito quello che gli dirò, la promuoverà a pieni voti e farà felice lei e la sua famiglia. Ora vada a casa e smetta di non credere alla magia; alle volte la magia è vera e può fare del bene o del male. »
Detto questo, sia il Signor Antonio che il Signor Francesco si alzarono dalle poltrone e come vecchi amici uscirono dal gazebo.
Il giorno dopo in tutta la Regione piovve a catinelle, tanto che...alla fiera ci fu poca gente.
Il giorno seguente, il sole fece capolino tra le nuvole e ci fu una schiarita.
Come era da immagginare ci fu una gran folla di visitanti e i più erano diretti al mio gazebo, tutti volevano parlare con me, ognuno chiedeva qualcosa. Sentendo che per lo più chiedevano fortuna al gioco, non mi feci sentire e dopo aver tanto strillato, decisero di lasciare il gazebo dicendo che il Signor Antonio aveva raccontato delle bugie, non c’era nessun mago, lì nel gazebo non c’era nessuno e non c’era nessuna sedia o poltrona.
Andò avanti per dieci giorni; alle volte parlavo con qualcuno, alle volte me ne stavo in silenzio ascoltando dal mio studio della musica sinfonica.
Un giorno entrò una signora, si vedeva che aveva una pena nel cuore.
Come entrò disse: « Sò che ci sei anche se non ti vedo; io ci credo a queste cose. Ho un problema e credo che tu mi puoi aiutare. »
« Si accomodi Signora Rosella Di Carlo, sò cosa vuole da me e chi l’ha mandata. Anni fa le fu rapito un figlio e nonostante le ricerche fatte dalla polizia, suo figlio non è stato trovato. Sono passati dieci anni, ora suo figlio Angelo ha diciotto anni ed è un bel ragazzo. Da dieci anni che lo cerca, non l’ha mai dimenticato. Suo figlio si trova in Francia presso...è inutile che lo vada a riferire alla polizia; se segue il mio consiglio, nel giro di una settimana potrà riabbracciare il suo Angelo; sù non pianga, vada a casa e aspetti serena, non passerà una settimana che potrà rivedere suo figlio, glielo prometto, parola di mago. »
Così fu, non mi chiedete come feci; noi maghi abbiamo tante conoscenze.
Un altro giorno fu la volta di una ragazza.
Si chiamava Marina ed il suo problema era un ragazzo di nome Giuseppe.
Giuseppe era un bruto e con la sua forza metteva paura a tutti; sia ragazzi, che ragazze, nessuno gli poteva dire di nò, se voleva qualcosa se la pigliava e chi si opponeva erano botte.
Come entrò nel gazebo e si mise comoda, cominciai a parlarle.
« Ti chiami Marina Preve, hai sedici anni, figlia unica, frequenti la scuola superiore...e da un pó di tempo sei tormentata da un ragazzo di nome Giuseppe Cipolla. Il cognome Cipolla non è di gradimento a Giuseppe che si arrabbia quando lo chiamano in una certa maniera. Giuseppe fa quello che vuole con tutti voi e non c’è nessuno che gli resista. Prende una ragazza quando gli va, ci fa quello che vuole e la getta via quando ne è stufo per cambiarla con un’altra. Ora è la tua volta Marina. »
« Che ci posso fare, non c’è nessuno che mi difenda. »
« Non è vero, c’è Andrea. »
« Andrea è uno stupido, si lascia prendere in giro da tutti senza reagire. »
« Andrea non è uno stupido, lo può sembrare, ma non è uno stupido; solo che non vuole far vedere quello che sa fare, anche perché pur essendo innamorato di te, non riceve altro che beffe da te. Se vuoi vedere chi è il vero Andrea, questa sera al Bar dove vi riunite con gli amici, cerca di dare un pó di confidenza ad Andrea, vedrai come ti difenderà da Giuseppe. »
« Giuseppe ad Andrea ne farà una poltetta. »
«Se succederà il contrario, accetterai la corte di Andrea? »
« Se succederà e non ci credo, lo accetterò come il mio ragazzo; ma se finirà in ospedale sarà tutta colpa tua. »
Detto questo lasciò il gazebo.
Quella sera al Bar del...c’ero anchio; anche se invisibile, ma c’ero.
Alle 9 apparve sulla sdrada una Alfa Romeo sportiva decappotabile ed al volante c’era Giuseppe che si mise a strombettare.
Marina si alzò dalla sedia e si diresse verso l’auto.
Andrea mise la mano sul braccio di Marina tenendola ferma.
A nulla valevano gli sforzi di Marina per liberare la mano di Andrea; sembrava di ferro.
Vedendo che il richiamo non faceva effetto, Giuseppe spense il motore e con un balzo scese dalla macchina.
Pronunciando male parole si diresse verso il gruppo di ragazzi che, si squagliò come il burro allontanandosi da Andrea e Marina.
Sempre dicendo male parole e con i pugni alzati si diresse verso Andrea.
Andrea stava fermo, immobbile incapace di muoversi.
Come Giuseppe gli fu vicino, lasciò il braccio di Marina e diede uno schiaffone a Giuseppe; lo schiaffone fu tanto forte che pareva una cannonata.
Colpito in pieno viso Giuseppe traballò.
Andrea non perse tempo e ne approfittò colpendo Giuseppe con pugni, schiaffi e calci.
Giuseppe non reagiva, cercava solo di proteggersi ora il viso, ora il petto o le gambe.
D’improvviso abbandonò il campo di battaglia e tuffandosi dentro la macchina mise in moto e si allontanò facendo stridere le gomme sull’asfalto.
I ragazzi tornarono ad avvicinarsi ad Andrea, come fece Marina stringendosi a lui.
Qualcuno disse di aver visto Giuseppe piangere come un ragazzino.
Così finì il mio sogno.





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