segunda-feira, 19 de agosto de 2013

Sogno n.32 Medico si nasce anno 2008

 
Sin da piccolo, mi è sempre piaciuto fare il medico; anche quando giocavo con i miei amichetti, facevo la parte del medico.
Così quando cominciai ad andare a scuola, ogni volta che qualcuno mi chiedeva: cosa volevo fare da grande, rispondevo: « Il medico ».
A quattro anni già conoscevo i numeri e conoscevo le lettere dell’alfabeto, tanto che i miei genitori mi mandarono a scuola a cinque anni.
Stavo sempre attento a quello che diceva la maestra e non mi distraevo quando i miei compagni mi stuzzicavano.
Fui sempre promosso a pieni voti ed ero considerato da tutti: un bambino prodigio.
Frequentai le scuole elementari e le medie, poi i miei genitori non mi lasciarono proseguire gli studi.
Così aiutato da buoni professori, continuai a studiare medicina, anche senza frequentare i corsi.
Da grande feci il militare nel reparto sanitario e diedi il mio contributo come aspirante medico.
Finito il militare, andai a lavorare come volontario in una missione in Africa e lavorai come assistente del Dottore Vialli all’ospedale dei lebrosi.
Il Dottor Vialli mi incoragiava nei studi dicendomi: « Quando tornerò in Italia ti porterò con me e ti farò prendere la laurea di Dottore. »
Ci credetti e dopo cinque anni, lo seguii.
Il Dottor Vialli aveva ereditato una clinica dal padre, che ne era primario e come il padre, fu primario anche lui.
In quella clinica si facevano Trapianti e questi trapianti venivano fatti solo a gente ricca.
I poveri erano per lo più donatori (volontari o nò).
Quando c’era un incidente automobilistico e il ferito era giovane, veniva portato a quella clinica e anche se aveva una frattura ad una gamba, moriva per: emoragie interne, non riscontrate all’atto del ricovero.
Nella clinica ero trattato per il Dottor Cesare De Lollis; solo che Dottore non lo ero e nonostante le mie ripetute richieste, il Dottor Vialli, rispondeva sempre:
« Un pó di pazienza, un giorno di questi tratterò tutto io e avrai la tua Laurea. »
I giorni, i mesi e gli anni passarono ed io ero sempre: il Dottor Cesare De Lollis, assistente del Primario.
Fino a quando, un giorno mi stancai e presentai la lettera di dimissioni.
Il Dottor Vialli cercò di rifiutarla, ma vedendo la mia insistenza mi disse: « Qui sei il Dottor Cesare de Lollis e sei pagato come tale, fuori non sei nessuno, non potrai esercitare la professione di medico e se lo farai, andrai in galera. »
Non gli diedi retta e con i soldi della liquidazione, me ne andai alla ricerca di un posto: più lontano possibile da Vialli, fino a che per caso, capitai in un paese dove la strada finiva e che non c’era niente di attrattiva e neanche un medico.
Capitò così: volendo dare il mio contributo ai poveri, percorrevo tutti i paesi e quando domandavo se lì c’era il medico, mi rispondevano sempre: « C’è il Dot-tor....»
Così paese dopo paese, giravo l’Italia: dal Nord al Sud.Avevo finito i soldi, gli ultimi li avevo messi di benzina alla mia piccola Fiat 500, quando percorrendo una strada (che mi avevano indicato) non asfaltata, arrivai a...
Avevo sete e fame; non sapevo cosa fare e quando chiesi: che potevo fare per avere un pò di pane, mi sentii rispondere: « Qui non c’è gnente fa fare, salvo il medico. La gente a questo paese nasce e muore, se si ammala e non guarisce con le erbe, muore. »
Mi presentai: « Sono il Dottor Cesare De Lollis » e mostrai il mio biglietto da visita.
Come un fulmine si sparse la voce e d’avanti all’osteria si riunì tutto il paese.
Le domande erano tante: « Chi ti ha mandato? Ce lo avevano promesso tanti anni fa, come mai hanno aspettato tanto da Roma? Eccetera eccetera. »
« A me non mi ha mandato nessuno, sono mesi che vado alla ricerca di un paese dove non c’è il medico e per caso sono arrivato quì. »
« Se ci sei arrivato, non te ne andrai più, qui da noi ti troverai bene; soldi gnente, ma da mangiare non ti mancherà. »
Mi trovarono una casa e al Comune una stanza come ambulatorio.
Dato che il Signori aiuta sempre i bisognosi, nel giro di una settimana, avevo l’ambulatorio con tutto l’occorrente e medicine fornite dai rappresentanti delle case farmaceutiche.
Non ricevevo soldi ma, prodotti come: carne, verdure e vino e non c’era una occasione in cui non venivo invitato.
Aiutavo come potevo e grazie ai miei studi, riuscivo a curare anche chi aveva mangiato funghi velenosi o era stato morso da una vipera.
Non mi sono mai sposato, se qualcuno me lo chiedeva dicevo che ero vedovo e non mi risposavo per rispetto alla mia defunta moglie.
Due anni dopo ricevetti dall’INPS dei ricettari così potei rilasciare le ricette per la farmacia di città di...
Purtroppo, chissà come, lo venne a sapere il Dottor Vialli che mi mandò una lettera: « Se non ritorni subito alla mia clinica, ti mando in galera. »
Feci finta di non averla mai ricevura quella lettera e continuai la mia vita fino a quando arrivarono i carabinieri e venni arrestato.
Condotto al carcere di...in attesa del processo, dissi al direttore: « Ho sempre studiato medicina, ho fatto il medico in Africa in un lebrosario, assistente del Dottor Vialli e medico dei poveri a...l’unica colpa è stata di non essermi mai laureato e la colpa non è stata solo mia, il Dottor Vialli mi ha sempre promesso che l’avrei auta, la mia laurea in medicina.
Come il direttore sentì pronunciare il nome del Dottor Vialli, disse: « Quel farabutto, lo sà che è stato messo sotto inchiesta, pare che c’entri sul mercato degli organi umani; speriamo di vederlo presto in prigione.
« I pesci grandi non li prendono mai, hanno troppe conoscenze, prendono sempre i pesci piccoli come me. »
 Il direttore mi disse: « In questo carcere non abbiamo medico e alle volte viene
una da fuori, se sei medico, anche se non laureato, puoi lavorare qui, Qui il lavoro non ti mancherà; tra quelli che si ammalano e quelli che si fanno male, avrai il tuo da fare. »
Accettai e per tre mesi, divenni il medico dell’ospedale del carcere di...
Tre mesi dopo fui chiamato per il processo.
C’erano quattro testimoni (di certo pagati dal Dottor Vialli) di accusa e quando la notizia si sparse: del mio arresto e del processo, il tribunale di...fu invaso da tante persone che avevo curato, venute a testimoniare a mio favore che: il giudice non potè che assolvermi; anche se mi condannò a non praticare il mestiere di medico senza essere laureato.
Quando mi chiese se avevo qualcosa da dire, dissi: « È meglio essere un buon anche falso medico, che un cattivo ma vero Primario.
Fuori del tribunale fui accolto con applausi a non finire e nonostante le proposte di lavoro, rifiutai e tornai al paese di...
Arrivato a casa mia (l’avevo ricevuta in eredità dal defunto padrone), tolsi la targa dalla porta e ci affissi un cartello che diceva: Non sono un medico, ma curo come un medico.
Al Comune trovai un vero medico, era il Dottor Giancursio e lavorai con lui come assistente.
Guadagnavo di meno, anche se gli ammalati si facevano visitare da me.
Tutti, anche per posta, continuarono a chiamarmi: Dottor Cesare De Lollis e alle mie proteste, rispondevano: « Per noi sei il Dottore, laurea o non laurea. »

P:S. Morale del sogno.
        Non sempre: Volere è potere...

È meglio essere un falso ma buon: medico, prete e professore;
Che un vero ma cattivo: medico, prete e professore.
Anche se alla fine è stato solo un sogno.

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