domingo, 1 de setembro de 2013

Sogno n.62 Il redivivo anno 2011

 
Che ci stanno a fare i maghi se non per aiutare che ne ha bisogno.
Un giorno stavo guardando la mia sfera di cristallo che, tra l’altro è anche la mia televisione e vidi una signora che si lamentava della sua vita.
Aveva sposato chi credeva di amare e non sposare chi l’amava.
Quando aveva avuto la figlia, il marito si era rifiutato di riconoscerla come sua figlia e dopo che lei con la prova del DNA gli aveva dimostrato di sbagliarsi, aveva chiesto il divorzio.
Ora era sola e non sapeva cosa fare.
Chiedeva aiuto mostrando il suo numero telefonico.
Tramite la sfera magica, mi trasferii nella sua casa per conoscerla meglio.
Sua figlia dodicenne era capricciosa, la voleva sempre averla vinta e faceva disperare sua madre.
Una sera non voleva mangiare la minestra di verdura, dicendo che era cattiva, che era salata, non la voleva, voleva solo la torta di ribes.
« Mangia la minestra, mangiala, è buona, la mangio anche io. »
La ragazzina guardandosi intorno disse: « Chi ha parlato, non vedo nessuno oltre che mia madre. »
« Non mi puoi vedere perché sono invisibile, ma mi puoi sentire, se voglio. »
Dicendolo gli toccai i capelli.
Alzandosi da tavola corse dalla madre.
« Mamma, mamma, c’è qualcuno in casa, non si vede, ma sò che c’è. »
« Chi vuoi che ci sia, non mi dirai che credi ai fantasmi, i fantasmi non esistono. Torna al tuo posto e finisci la minestra. »
« La minestra non la voglio, non mi piace, mi fa schifo, voglio la torta di ribes. »
« La torta di ribes l’avrai dopo aver mangiato tutta la minestra. »
« No! La voglio subito. »
« Non fare i capricci, torna al tuo posto, te ne porterò una fetta. »
Tornata alla sua sedia, si trovò bloccata, con la mano nel cucchiaio e con la mia forza, lo riempiva di minestra e lo portava alla bocca.
Sulle prime cercò di tenere la bocca chiusa, ma poi quando le tappai il naso, fu costretta ad aprirla.
Si sporcò tutta.
La madre vedendola, disse: « Che hai fatto, non sai neanche mangiare, ti sei sporcata tutta. Vai su e vatti a cambiare. »
« Non sono stata io, è stato lui. »
« Lui chi, non ricominciamo con la storia dei fantasmi. »
Mentre Agata saliva le scale per andare in camera sua, le facevo tanti dispetti.
« Non ti lascerò in pace se non ti comporterai bene. Ora cambiati e torna a mangiare la minestra. »
« La minestra non mi piace. »
« Invece ti piace e ne mangerai due piatti. »
« Non ne mangerò nemmeno uno. »
« Se non mangerai la minestra, ti rovescerò il piatto in testa. »
« Non lo farai? »
« Certo che lo farò, ci puoi scommettere. »
Agata scese e sedendosi a tavola, mangiò due piatti di minestra, anche se faceva le smorfie, tra la meraviglia della madre.
Da quel giorno Agata si comportò meglio, anche se ogni tanto le dovevo dare un pizzicotto.
Una sera telefonai alla signora Mirella.
« Buona sera signora Mirella, come và, l’ho vista alla televisione e ho pensato di poterla aiutare. »
« È impossibile, nessuno mi può aiutare. »
« Non è vero, l’ho già fatto. Ho parlato con sua figlia Agata e l’ho convinta a non fare più i capricci. »
« E come ha fatto? »
« È un segreto, un giorno glielo dirò. Ora vediamo in cosa la posso aiutare, mi parli di lei, cominciando da quando aveva l’età di Agata. »
« È passato tanto tempo, non me lo ricordo. »
« Cercherò di aiutarla. Quando era giovane, quale era il cantante che le piaceva di più? »
« Elvis Presley era il mio idolo, mi feci comprare tutti i dischi di lui, li ho ancora, anche se a mio marito non piacevano, quando lui non c’era, li mettevo nel giradischi e li ascoltavo. Peccato sia morto giovane. »
« Mi parli del suo amico, quello che era innamorato di lei, prima che conoscesse suo marito? »
« Andrea, anche lui era un fans di Elvis Presley. Quando l´ho conosciuto, andavamo spesso a ballare. Lui era innamorato di me, ma io non di lui, lui era un tipo semplice. Mi innamorai del mio ex marito perché lui era un bullo, sempre circondato da belle ragazze. Feci uno sbaglio a sposarlo. Lui mi ha sempre tradito e io per non perderlo, non gli dicevo niente. Se potessi tornare indietro, sposerei Andrea. »
« Perché non lo fa? Ho saputo che anche lui si è divorziato dalla moglie, allora che aspetti, chiamalo. »
« No! Non ho il coraggio, sono passati tanti anni. »
« Ci vorrebbe una spinta. »
« Che spinta? »
« Una come questa; che ne dice, se la invitassi a ballare. »
« A ballare, ma io non la conosco. »
« C’è sempre una prima volta, che ne dice per sabato sera? »
« Ma non sò, e poi c’è Agata, dove la lascerò? »
« La porterete con voi, vedrà, non si annoierà. »
« Non sò, ci devo pensare. »
« Passerò sabato sera con la mia macchina. È una vecchia Cadillac Fleetwood 55, rosa e bianca. »
Quella sera stavo vicino al lettino di Agata e le stavo parlando.
« Il tuo amico fantasma, ha trovato il modo di distrarre tua madre e farla incontrare con il suo ex innamorato Andrea. »
« E come farai? »
« Mi trasformerò da Elvis Presley e la verrò a prendere per portarla a ballare, Sabato sera, verrai anche, vero? »
« Certo, così vedrò il mio fantasma. »
« Allora ciao, ci vedremo Sabato sera, fatti bella. »
Il Sabato sera come promesso, passai da casa di Mirella e invece di suonare alla porta di casa, feci suonare le trombe del clacson.
Mirella e Agata si affacciarono da una finestra e mentre Mirella rimase a bocca aperta, Agata, spingendo la madre, la fece uscire di casa.
Come furono vicino alla macchina, scesi e mi presentai: Mi chiamo Elvis, ma non Presley, sono un sosia del vero Elvis, mi piace vestire come lui, suonare come lui e cantare come lui. Ho comprato la macchina che aveva appartenuta a lui. Allora andiamo, ci stanno aspettando. »
Aprii lo sportello e feci salire le due donne, poi con un rombo di duemila cavalli, mi avviai diretto alla sala da ballo dove avevo prenotato un tavolo per quattro.
Come arrivammo, facemmo scalpore, dal parcheggiatore, che dall’addetto dell’ingresso e della gente già arrivata.
Ci sedemmo e poco dopo il complesso musicale cominciò a suonare.
Avevano appena cominciato, quando dal pubblico si sentì una voce: « Elvis, Elvis. » poi due, poi tante altre.
« Chi stanno chiamando. » dissi a Mirella e Agata.
« Stanno chiamando te, ti hanno scambiato per Elvis Presley, su vai, non li deludere.»
Mi alzai dal tavolo e raggiunto il complesso, dissi: « Vi dispiace se tocco un pò con voi? »
Non ebbero nulla da dire, mi diedero una chitarra e come cominciai a pizzicarla, mi trasformai. Non ero Elvis Bianchi, ma Elvis Presley.
Cominciai con: Jailhouse Rock, poi con Teddy Bear,  poi con Dixieland Rock; altrnando il Rock and Roll con dei lenti, come: Always on my Mind, O sole mio, Suspicious Mind. Mentre cantavo, facevo l’occhiolino a Agata, lei mi capiva.
Ci fu poi una pausa e tornai al tavolo.
Oltre Mirella e Agata, c’era Andrea (cui avevo telefonato) erano tutti sudati, segno che avevano ballato.
Mentre ero seduto a bere un analcolico, fui interrotto da tante fans che volevano che gli facessi un autografo.
Non mi feci pregare, tanto che alla fine mi faceva male la mano del tanto firmare.
Quando tornò il complesso fui costretto a tornare sul palco, limitandomi a cantare e muovermi come lui Elvis Presley; con: Old Time Rock and Roll, Solitaire, That’s All Right Mama, Don’t Be Cruel, Trouble.
Per finire in: It’s Impossible, Let Mi Be There e Girl of Mine.
Tornato al tavolo, salutai Mirella, Agata e Andrea dicendo loro: « Ora devo andare, ero di passaggio e mi sono fermato a salutare Mirella, devo tornare a Memphis. Quando volete, mi potete venire a trovare. » e lasciai loro il mio indirizzo.
Molto tempo dopo, nella mia sfera vidi Andrea, Mirella e Agata che davano una notizia alla televisione.
« Se non fosse, che, non credo ai fantasmi, direi che, Elvis Presley uscito dalla tomba ci è venuto a trovare. Ci ha portato in un locale dove si è esibito, prima di andare via ci ha lasciato il suo indirizzo. » Mirella lo mostrò al pubblico.
Elvis Presley – Topolin Square, 132/73 Graceland – Memphis – Tennessee.
« Abbiamo fatto una ricerca nella Google e scoperto che, è la strada, il numero e il cimitero sove era sepolto Elvis Presley e al numero 73 era la sua tomba, come è possibile? Io non credo ai fantasmi e se quello non era un fantasma, cosa era?
Poi mi sono svegliato.

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