domingo, 1 de setembro de 2013

Sogno n.66 Ritorno a Plinio anno 2011


Mi destò un rumore fuori, nel patio di casa nostra.
Dalla finestra entrava una luce. Era una luce strana.
Una luce tenua, che pur illuminando la stanza, non dava fastidio.
I miei occhi andarono alla finestra. La finestra non c’era.
Sembrava come se fosse stata smontata.
Ma l’allarme, come mai non si sentiva?
Fuori della finestra c’era una figura umana.
Quella figura mi fece un cenno, come invitarmi ad andare verso di lui.
Alzandomi, uscii dalla stanza, andando a quella vicina, che, aveva la porta che dava nel patio. Aprii la porta e uscii.
Fuori c’era stazionata una macchina. Ne vedevo la parte posteriore.
La persona umana era nuda, ma non aveva sesso, o almeno non si vedeva.
Sempre facendomi cenno, mi indicò una apertura della macchina.
Lo sportello invece di aprirsi, come una porta o scivolare su un binario, era rivolta verso il basso. Quando mi ci avvicinai, vidi che aveva dei gradini.
La persona cominciò a salirci sopra e io la seguivo.
L’interno era molto grande, tanta da poterci stare in piedi.
Indicandomi un sedile, mi sedetti, come fece anche lui.
Sentii una pressione allo stomaco, come quando si sta in un’ascensore e quello sale, velocemente. Non sò quanto salimmo. Poi la sensazione passò. Eravamo fermo.
Lo sportello tornò ad aprirsi e quella persona, dopo essersi alzata, uscì, facendomi segno di seguirlo.
Ci travavamo in un Hangar, dove erano stazionate tante macchine.
Nell’Hangar c’era luce e potei vedere tanta gente.
Quella gente non stava ferma, ma si muoveva, spostandosi da un posto all’altro, uscendo ed entrando.
Ognuno portava qualcosa in mano.
Potei vedere che, erano tutti nudi, non si vedeva il sesso maschile, come se fossero tutte donne, solo non avevano i seni.
Guardandoli bene, vidi che erano di colore azzurro.
Il colore azzurro, non era derivato dall’illuminazione, ma era il colore del loro corpo.
Mettendomi la mano destra addosso, sentii di non avere il pigiama.
Mi guardai. Ero nudo. Ero nudo e non vedevo il pene.
Portai la mano verso il basso, non lo trovai. La pelle era liscia, non avevo i peli.
Mi toccai i capelli, non li trovai.
Guardando le mani, vidi che erano azzurre, come pure il corpo.
Mentre stavo guardandomi, erano arrivate altre macchine e una volta ferme, ne uscirono le figure umane, nude, di colore azzurro.
Dove mi trovavo, perché era nudo, non avevo il sesso ed ero azzurro?
Probabilmente stavo a letto nella mia casa e stavo sognando.
Quello che mi aveva fatto cenno di seguirlo, mi prese per una mano e tirandomi, mi invitò a seguirlo.
Eravamo diretti in un lungo corridoio.
Nelle pareti del corridoio si aprivano tante porte.
Ad ognuna aperta entrava una sola persona e una volta entrato, la porta si chiudeva.
Sempre seguendo il mio accompagnatore, arrivai ad una porta, lui mi fece cenno di entrare e subito poi sentii la porta chiudersi.
Mi trovavo in un  buio cubicolo.
Era tanto stretto, che ci entravo, solo se stavo in piedi.
Poco dopo sentii le palpebre farsi pesanti e mi addormentai.
Non sò quanto dormii. Mi svegliai quando vidi la luce e la porta aprirsi.
La mia guida mi aspettava fuori.
Non sapendo che dire, lo seguii e insieme seguimmo tanta gente.
Tutti si dirigevano dove c’era la luce.
Quando ci arrivai anche io, vidi che stavamo fuori di un edificio.
Fuori c’erano degli autobus in attesa e una volta pieni, andavano via.
Guardandoli, vidi che non avevano le ruote.
Ad un certo punto, la mia vista si oscurò.
Seguendo l’esempio di chi mi stava vicino, alzai lo sguardo verso l’alto.
Era un autobus che volando sopra di noi, aveva oscurato la luce del sole.
Quando arrivò il nostro turno, salimmo su un autobus che, staccandosi dal marciapiede, si allontanò, volando.
Dai finestrini si vedeva la gente camminare a piedi.
Era gente di tutte le stature, di certo, adulti e bambini.
Ogni tanto l’autobus si fermava. Ad ogni fermata, c’era chi scendeva e chi saliva.
Ad una fermata, la mia guida mi fece un cenno e scesi con lui e con lui ci dirigemmo verso un gruppo di fabbricati.
Questi fabbricati, non avevano uno stile.
Erano squadrati, alcuni erano alti, altri altissimi, e altri bassi o bassissimi.
Questi fabbricati non avevano ne porte, ne finestre.
Ci dirigemmo verso una parete e una volta vicino, una parte della parete si spostò e noi entrammo.
Sembrava essere un ufficio.
C’era tanta gente che si muoveva da ogni parte.
Non vedendo le porte, mi lasciavo guidare.
Entrammo in una parete e ci trovammo in una cabina di ascensore, perché vidi diversi pulsanti illuminati.
L’ascensore cominciò a salire, ed a ogni fermata; come nell’autobus, c’era gente che ne usciva e gente che ne entrava.
Erano tutti uguali, senza sesso, non si distinguevano, i maschi dalle femmini.
Noi scendemmo nell’iltimo piano.
Dopo essere andati verso una parete, questa si aprì e lui mi fece cenno di entrare.
Io entrai, e lui non mi seguì.
Girandomi, vidi che la porta si tornò a chiudersi, diventando una sola parete.
Stavo ancora guardando la parete, quando mi sentii chiamare: « Signor Bianchi, venga, si accomodi.
Mi diressi veso la voce e dopo aver varcato un’altra porta-parete, mi trovai in una stanza tutta bianca.
Bianche erano le pareti, bianca era la scrivania, bianche erano le poltrone.
In quella stanza c’erano due persone.
Anche se erano nude e senza sesso, si vedeva che, una era più vecchia e l’altra più giovane.
Quella che era più vecchia, porgendomi la mano mi disse: « Bentornato a Plinio. » e indicandomi una poltrona, mi sedetti e loro si sedettero.
« Dove mi trovo, cosa è Plinio? »
« Plinio è un pianeta della costellazione Venere, si trova a dieci milioni di anni luce dalla Terra. Su Plinio, la gente nasce, ma non muore. Plinio è un pianeta sovrappopolato, dove una volta c’era il verde dei prati, l’azzurro dell’acqua (del mare, dei laghi, dei fiumi ecc. ecc.).
Tutto è stato sostituito da case, che una volta erano di legno e mattoni, ora sono di un materiale sintetico.
Tutto è stato iscatolato. Iscatolato il mare, i prati, i fiumi e i laghi.
Sopra tutto ciò; ci sono i fabbricati dove vive e procrea la gente.
Tanta era la popolazione crescente, tanta era l’emigrazione verso gli altri pianeti.
Con l’evoluzione, si è creato il modo di ambientare la gente di Plinio, a qualsiasi clima.
Su Plinio, le persone sono tutte uguali, sulla terra, il colore dei pliniani, muta con il colore della pelle locale.
Già da un secolo, non avvengono più nascite, e la gente comincia a morire, così siamo costretti a richiamare i pliniani sparsi per le varie galassie. »
« Non sapevo che ero un pliniano. »
« Tu sei il frutto di una inseminazione, tra un pliniano e una terrestre. »
« E mia moglie, cosa farà quando si sveglierà e non mi troverà accanto? »
Quello più vecchio fece un cenno con la testa.
L’altro più giovane, si alzò dalla poltrona e dandomi una mano, mi fece segno di seguirlo.
Lo seguii per varie stanze, fino a quando arrivammo ad una stanza in cui c’era solo un letto.
Quello mettendosi di fronte a me, cominciò a mutarsi.
Dal petto cominciò a crescergli i seni, dall’incrocio delle gambe i peli del pube, come anche nella testa, nelle braccia e nelle gambe.
Anche a me, c’era il mutamento.
Dall’incrocio delle gambe mi screscerono i peli e il pene tornò alla misura primitiva.
Le nostre pelli si andavano schiarendo.
L’azzurro scompariva e si vedeva il rosato o scuro dove era battuto il sole.
Davanti ai miei occhi apparve mia moglie Maria e vedendola nella sua nudità, mi provocò il desiderio sessuale che sfogammo sopra il letto.
Quando ci calmammo e stavamo stesi l’uno accanto all’altro, le dissi: « Anche tu sei una pliniana? »
« Certo, l’ho sempre saputo. »
« Allora sarà bello vivere su Plinio. »
Quando mi svegliai, non stavo su Plinio, ma sulla Terra, in Portogallo, a Vale de Figueira, nella nostra casa e nel nostro letto.



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