Partecipavo alla fiera esoterica, nelle vesti del mago Fischietto.
Nella fiera, c’era un pó di tutto.
Dai giocolieri, fachiri, mangiatori di fuoco, venditori di erbe e
talismani, lettrici di mano o carte, prestiggiatori, illusionisti e maghi.
Già dal primo giorno, nelle vesti di mago, passavo il tempo seduto su una
panchina a leggere il giornale.
Era un giornale strano, un’altra persona non lo poteva leggerlo, perché
aveva tutti i fogli in bianco.
Dunque, stavo seduto a leggere il giornale.
Ogni tanto venivo interrotto della lettura, con domande per me strane,
come: « Scusi, chi è lei? »
« Un mago, vedi, ho anche il vestito da mago. »
« Ho capito, lei è un mago, e come mago, cosa fa? »
« Niente, sto seduto in questa panchina a leggere il giornale. »
« A leggere il giornale, quale giornale? Quello che ha in mano, sono solo
dei fogli in bianco. »
« Questo lo dice lei, vede in questo punto c’è una notizia: Un anziano
signore uccide la moglie e tre figli perché, secondo lui facevano troppo
chiasso. Qui sotto a sinistra: assaltata la oreficeria a Via La Spezia. E a
destra: Fiat 1100 si cappotta nella Salaria, tre morti e due feriti gravi. »
Quello rimase impressionato, anche perché era riportato nel giornale di
quel giorno; che avevo letto prima di andare alla fiera.
Nel pomeriggio, la stessa persona ripassò e mi vide ancora seduto a leggere
il giornale.
Solo che la panchina era era sul lato opposto della strada.
« Ma lei questa mattina non era seduto dall’altra parte della strada e come
riuscì a spostare la panchina? »
« Questa mattina mi trovavo dall’altra parte perché c’era il sole, ora che
il sole sta da quest’altro lato, l’ho seguito e la panchina non l’ho spostata,
perché è una panchina mobile. »
« Cioè come sarebbe? »
« Quella che vedete, non è una panchina qualsiasi, non ha piedi d’appoggio,
se vi ci sedete sopra, ve lo spiego meglio. »
Dopo che si era seduto, gli feci sollevare le gambe e preso un bastone, lo
feci passare di sotto, facendogli notare che il bastone non toccava in nessun
piede.
« Come si fa a reggersi? »
« Con la magia e con la magia, può anche volare. »
Ma lui non volle provare e dopo avermi salutato, andò via.
Non sempre stavo seduto a leggere il giornale, altre volte stavo a
cavalcione e con un cartello annunciavo: Panchina volante,
La gente passava, guardava, ma non si fermava, fino a quando arrivò un
gruppo di ragazzi e ragazze che cominciarono a fare un sacco di domande.
« Ma sarà vero che vola, perché non ce ne dà una prova? » eccetera
eccetera.
« Basta salirci sopra. »
Un pó titubanti, un pó scherzandici
sopra, ci salirono sopra.
Dopo aver controllato che stavano ben messi, dissi loro di tenersi ben
stretti l’un l’altro, poi tornando al mio posto dissi: « Siete pronti? Andiamo
a farci un giretto. » Ma la panchina non si mosse.
« Su dai, vola! »
La panchina non si mosse e quando i ragazzi cominciarono a ridere e a
prendermi in
giro, dissi: « Ho dimenticato di pronunciare la parola magica. » e
allargando le braccia dissi: « Abracadabra, cicci e coccò, tre galline sul
comò...»
Detto questo la panchina cominciò a sollevarsi un pó, quando vidi che i
loro piedi già non toccavano la terra dissi: « Tenetevi forte, si vola! »
I ragazzi cominciarono a strillare, non di allegria, ma di paura.
La panchina era già sulle teste dei visitanti, quando cominciarono a dire:
« Fateci scendere, fateci scendere, per favore, fateci scendere.
Dopo aver comandato alla panchina di tornare al suo posto, lei tornò a
scendere e si fermò dove era stata prima.
I ragazzi scesero di corsa e borbottando chissà cosa, si allontanarono.
« Li credevo più coraggiosi. C’è qualcuno tra voi che non ha paura di
volare? »
Dopo aver parlato un pó tra loro, si presentò una coppia, di certo o
fidanzati o solo amici.
Tornato a pronunciare la parola magica, la panchina cominciò a sollevarsi e
quando superò le teste dei visitanti, dissi loro: « Sicuri che volete volare? »
e dopo aver ricevuto la risposta affermativa, dissi: « Vai! Facci fare un giro
sulla fiera. » e lei dopo una impennata, cominciò a volare facendo un giro
nella zona della Fiera, tra lo stupore di chi stava di sotto.
Tornati al luogo di partenza, la panchina tornò a scendere e si posò dove
era partita.
Quando la coppia scese tra gli applausi dei presenti e amici, dissi loro: «
Avete avuto paura? Dite la verità. »
« Solo un poco, all’inizio. Come fa questa panchina a volare? »
« In realtà non è una panchina, ma solo una tavola » e la mostrai pogliendo
il panno che la ricopriva.
« È fatta con un legno speciale, proveniente da un paese dove crescono
degli alberi a cui le streghe o fate, maghi o stregoni, tagliano i rami per
farci delle scope, solo che cavalcare una scopa, a lungo andare, ci si
ritrovano le piaghe nel...» indicando la parte di dietro dei calzoni. Da un pó
di tempo si sono cominciate a costruire queste tavole che hanno la parte di
sopra imbottita, ci si può sedere tranquillamente e leggere il gionale o
ascoltare della musica. »
Dopo aver dato quella spiegazione, la gente cominciò ad allontanarsi e
dirigersi verso le uscite, perché la Fiera chiudeva per la notte.
Per un pó di giorni continuai a giocare con la tavola volante, poi un
giorno decisi di cambiare.
Una mattina mi presentai alla Fiera vestito da arabo e portavo con me un
tappeto.
Una volta giunto nel luogo che mi era stato assegnato, stesi il tappeto e
su di esso misi un cartello che diceva: Tappeto volante 10 € a giro.
I visitanti passavano, guardavano e proseguivano.
Fino a quando arrivarono dei ragazzi che cominciarono a scherzare: con me e
con il tappeto.
Volevano vedere se volava davvero.
Chiesi i 10 € per fare un giro; non li avevano, volevano solo vedere se
volava.
Mentre parlavano, ci stavano sopra con i piedi, nonostante dicessi loro che
al tappeto non piaceva essere calpestato, loro continuavano a starci.
Con il pensiero dissi la parola magica e il tappeto, di colpo diede uno
strattone, facendo capitombolare i ragazzi che andarono via.
Poi arrivarono altri quattro ragazzi meno maleducati.
Volevano sapere se il tappeto volava sul serio.
Le feci sedere con le gambe incrociate poi dissi: « Tappeto vola, vai a
fare un giro »
ma il tappeto non si mosse.
« Che ti succede? Ieri ci siamo fatti un giretto. » i ragazzi ridendo tra
loro cominciarono ad alzarsi.
« Un momento ora ricordo, manca l’autista. » dicendo questo, mi sedetti
d’avanti a loro e detta (con il pensiero) la parola magica, il tappeto cominciò
a sollevarsi.
« Tenetevi forte, si vola, attenti a non cadere. »
Quando superò il tetto dei palazzi, dissi loro: « Dove vogliamo andare? »
Poi mi svegliai.
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