Si può essere un amico senza fare sesso o fare sesso senza essere un amico?
Questo è il problema.
Quando conobbi Cristina, lei mi disse che cercava un amico; Amico, disposto
ad aiutarla in caso di bisogno, senza chiedere niente in cambio.
Essendo sempre disposto ad aiutare (sempre nelle mie possibilità) chi
avesse bisogno di aiuto, mi offrii come Amico.
Cristina era una vedova di trentadue anni con due figlie: Rosalinda e
Margherita di 10 e 6 anni.
Quando era vivo il marito avevano comprato un appartamento di cui pagavano
un mutuo di 600 euro al mese.
Ambedue lavoravano e non avevano problemi con le spese.
Il marito morì sul posto di lavoro e a Cristina gli pagarono in indennizzo
che servì per ammortizzare il mutuo.
In quel momento si trovava in difficoltà e cercava qualcuno che l’aiutasse.
Fino all’ultimo annuncio, tutti quelli che aveva incontrato chiedevano il
sesso in cambio dell’aiuto che Cristina non voleva concedere, se non per amore.
Quando ci incontrammo, le dissi di vivere solo in un appartamento in
subaffitto, disponevo di una camera con l’uso cucina e pagavo 300 euro al mese,
guadagnavo 1.200 euro e levato
l’affitto, quello che mi restava era più che sufficiente per vivere, anzi mi
avanzavano anche. Se mi levavo 300 euro non ne risentivo.
Mi chiese cosa volevo in cambio, le risposi: « Niente! Sono contento di
aiutare qualcuno. » rimanemmo d’accordo che le avrei dato quella somma tutti i
mesi.
Diventammo amici e più delle volte Cristina mi invitò a casa sua per tutte
le occasioni.
La prima volta che andai a casa sua, Margherita mi chiese come mi chiamavo,
risposi: « Ilo Plinio. »
« Ilo Plinio, che strano nome. »
« Ilo può essere un abbreviazione di un nome, Plinio è un cognome antico,
viene dal tempo dei romani, ho conosciuto la storia di un mio antenato: Caio
Plinio Cecilio Secondo detto Plinio il Giovane, a 18 anni era un avvocato sotto
l’Imperatore Traiano, più grande fu Governatore di Bitinia e Ponto. »
Margherita rimase meravigliata di quello che le avevo detto e diventammo
amici, da quel giorno prese a chiamarmi zio Ilo.
In un’altra occasione Cristina mi propose di andare ad abitare con loro,
avevano tre camere di cui una serviva da studio e per stirare i panni.
Avrei risparmiato 300 euro che pagavo dove abitavo.
Se accettavo, avrebbe comprato un divano letto.
Accettai, proponendo di essere io a comprare il divano.
Dopo aver dato il preavviso al proprietario dell’appartamento dove abitavo,
mi trasferii a casa di Cristina.
Oltre ai miei indumenti, portai il mio computer e i miei libri.
Quando Cristina fu a rifarmi la stanza, guardando i libri esposti, esclamò:
« Sei uno scrittore a quanto vedo. »
« Si ma niente di importanza, scrivo i miei sogni, almeno quelli che mi
ricordo bene, ogni tanto ne faccio pubblicare uno e poi aspetto che i miei
lettori comprino i miei libri, di modo da guadagnarci qualcosa. »
« Li posso leggere? »
« Certamente, solo che questi qui, » indicandone quattro « Li possono
leggere anche i giovani, quest’altri, solo gli adulti. »
Vedendo poi un involucro pesante, mi chiese cosa c’era.
« È la forma per fare i biscotti. »
« Oltre che scrittore, sei anche cuoco? »
« Un poco, mi piace cucinare e fare un tipo di biscotti diversi di quelli
che si vendono nei supermercati. »
« Solo a parlarne, mi viene l’acqualina in bocca. »
Una volta istallato in casa di Cristina, combinammo che con il fatto
lavoravo in una impresa statale, avevo un orario diverso dal suo.
Una volta uscito dal Ministero, potevo passare dalla scuola dove stavano
Rosalinda e Margherita, prenderle e portarle a casa.
Mi doveva presentare alla direttrice della scuola come un cugino del suo
defunto marito.
Così fece e da quel giorno, dopo il lavoro passavo dalla scuola e portavo a
casa le sue figlie.
Margherita più di una volta mi presentò ai suoi amichetti come suo zio Ilo.
Una professoressa di Rosalinda volle sapere da me notizie più approfondite.
Dissi che ero il cugino di Enrico (il marito di Cristina) e che
momentaneamente abitavo a casa di Cristina.
Una domenica durante il pranzo, Margherita mi fece una domanda un pó
imbarazzante.
« Zio Ilo, vorresti diventare il mio nuovo papà? »
Guardando Cristina, risposi: « Sì! Mi piacerebbe. »
« Allora devi dormire a letto con mia madre. »
« Questo non è possibile, dato che non siamo sposati, non possiamo dormire
insieme.»
« Mbè, allora sposatevi. »
« Bisogna sapere se tua madre mi vuole sposare. »
« Allora chiediglilo. »
Stando al gioco, mi rivolsi a Cristina dicendogli: « Tua figlia Margherita
vuole che mi sposi con te, tu che ne pensi? »
Cristina credendo fosse solo un gioco, rispose: « Sarebbe una buona idea,
ci devo pensare, il matrimonio è una cosa seria, non si deve prendere una
decisione senza pensarci, un giorno di questi, ti darò una risposta. »
Margherita fu tanto contenta della prospettiva di avere un nuovo papà.
Rosalinda invece, non gliene importava niente.
La sera mentre stavo a letto, ma non dormivo, sentii bussare alla porta.
Mi alzai, e andai ad aprire.
Era Cristina.
Indossava una vestaglia rosa, dopo essere entrata si guardò attorno
(sicuramente cercava una sedia per sedersi), non trovandola libera, si andò a
sedere sul divano letto.
« Vorrei parlare con voi. »
Stavo in piedi di fronte a lei e guardandola vidi che sotto la vestaglia,
indossava una camicia da notte.
Anche se era accollata e non lasciava scoperto nessun tratto di pelle, il
tessuto era leggero che non riusciva a nascondere la formosità dei seni.
« Cosa mi volete dire, spero che quello che ha detto Margherita non vi
abbia offesa? Era solo un gioco. »
Non riuscendo a parlare tenendo la testa sollevata, mi fece cenno di sedere
accanto a lei.
« Quello che ha detto Margherita non è stato un gioco, lei è stata tutto il
pomerigio a parlarmene, e, più cercavo di disilluderla, più insisteva.
Margherita vi vuole come padre, io non avrei nulla in contrario, se non fosse
il fatto che non vi amo e non potrei far l’amore con voi, anche perché ho
giurato di restare fedele alla memoria di mio marito. »
« Non è detto che due persone, stando a letto, debbano per forza fare l’amore,
si può fare l’amore platonico; tuttalpiù, alla presenza di Margherita ci
poteremmo dare dei semplici baci a fior di labbra. Vi spiego meglio, per fare l’amore
bisogna sentire il desiderio di farlo ed io questo desiderio non ce l’ho. In
questo momento voi state sul mio letto con una camicia da notte che non
nascondono la forma dei vostri seni. »
Detto questo Cristina divenne rossa e strinse il collo della vestaglia
nascondendo quello che si intravedeva.
« Vedete, anche se in questo momento foste nuda sarebbe la stessa cosa. Sapete
di essere ancora una bella donna e chissà quante proposte avete ricevuto non
potete dire di no, sarebbe una bugia. Per me voi siete solo un’amica e con
un’amica non faccio l’amore. Se dovessi farlo, se voi lo vorrete, smetterei di
essere vostro amico e diventerei il vostro amante. »
« Ma...voi non mi vedete bella? »
« Certo, bella e desiderabile. Solo non farei l’amore con voi se non lo
desiderate. »
Cristina si sentì sollevata, dandomi un bacio a fior di labbra.
« Siete un uomo strano, non ho mai incontrato un uomo come voi. »
« Volete conoscere un segreto? Ma mi dovete promettere che non lo direte a
nessuno.»
Cristina alzò la mano destra e disse: « Lo prometto! »
« Il mio cognome Plinio, non discende solo da un nome romano, ma andando
indietro
nei tempi, ho scoperto che viene da un pianeta della costellazione di
Venere, che si chiama Plinio. »
« Come l’avete scoperto? »
Andando a prendere un libro dallo scaffale, lo aprii e mostrai a Cristina
il sogno n.66
Ritorno a Plinio.
« Ma questo è stato solo un sogno. »
« Sì è vero, ma alle volte quando stiamo sognando, viviamo veramente quello
che stiamo sognando. Ti faccio un altro esempio, andando a prendere un altro
libro. Quando ho sognato di essere un antico legionario romano e mi si chiese
chi ero, risposi, chi ero e da dove venivo, tutto quello che dissi era
esattamente quello che poi trovai, anche se non completo, facendo la ricerca in
internet. »
Mostrando il sogno n.27 Diario dell’ultimo legionario romano.
« E quando sognai di stare in Marocco e aver sentito il nome della città di
Akaba, la città di Akaba esiste, solo che sta in Giordania, non nel Marocco. »
« Allora se tu dici che discendi da un pianeta di nome Plinio, mi puoi dire
come sono i pliniani. »
« Sono di carnagione azzurra e non hanno sesso. »
« Come non hanno sesso! Come fanno a fare i figli? »
« Questo rimane un mistero, l’unica cosa che so è che quando una coppia
desidera un figlio, il figlio gli appare nel letto. »
« Se ci dovessimo sposare e dormire insieme, tu non farai l’amore con me? »
« Non farò l’amore con te, se tu non lo vuoi e se non mi convinci a farlo.
»
Cristina si mise a ridere, poi dandomi un altro bacio si alzò dal divano
letto e andò via, augurandomi la buona notte.
Purtroppo l’insistenza della figlia Margherita, ci portò a fare quel
fatitico passo.
Di comune accordo ci sposammo.
Al nostro matrimonio c’erano solo i parenti intimi e pochi amici.
Quando andammo a letto, facemmo un accordo; come se ci fosse una divisione
tra noi, ognuno stava nel proprio lato.
Una sera a cena Margherita disse: « Quando nasce il mio fratellino? »
Non seppi cosa rispondere e Cristina disse: « Non ci abbiamo ancora
pensato. »
« Allora pensateci. »
Quella domanda ci lasciò imbarazzati.
Non riuscimmo a dormire.
Ogni tanto parlavamo, senza trovare una soluzione.
Ad un dato punto dissi: « Domani dico a Margherita che la cicogna non porta
più di due bambini ad ogni famiglia. »
« Margherita sa che non è la cicogna che porta i bambini. »
« Allora domani pianterò un cavolo. »
« Perché un cavolo? »
« Nei tempi antichi si deceva che: se la cicogna non portava i bambini,
bisognava cercarli sotto i cavoli. »
« Margherita sa come nascono i bambini. »
« Sa come nascono i bambini e chi glielo ha detto, per caso Rosalinda? »
« No glielo ha detto la maestra. »
« Bella maestra, si poteva fare i cavoli suoi e come ha detto che nascono i
bambini? »
« Ha detto che quando un uomo e una donna vanno a letto insieme, lui gli
mette nella
pancia il suo seme e da quel seme nascono i bambini. »
« E ti ha anche detto da dove entra il seme? »
« Da dove io faccio la pipì. »
« E mò come facciamo? Tu hai detto che hai giurato di restare fedele alla
memoria di tuo marito. »
« Non sò, non ci ho pensato. »
« Allora dormici sopra, come si dice: la notte porta consigli. »
Purtroppo, la mattina dopo, la notte non portò nessun consiglio.
Non seppe cosa fare, ne le altre notti.
Passò una settimana sopportando Margherita con le sue domande.
Una notte trovai la soluzione.
« Tu vuoi restare fedele a tuo marito, d’altra parte Margherita insiste a
volere un fratellino, facciamo così: noi faremo l’amore, ovvero, il tuo corpo
farà l’amore con il mio e tu penserai di starlo a fare con tuo marito,
chiamandomi Enrico. »
« Ma! Non sò...se è giusto farlo. »
E passò un altra notte.
Una notte...ci doveva aver pensato sopra, si accostò a me che le voltavo la
schiena, dicendomi: « Ilo, ti dispiace voltarti? »
Mi voltai e le dissi: « Stai nel mio lato e in zona di pericolo. »
« Come in zona di pericolo? »
« Il fatto è: anche se mi considero un amico, non resto indifferente ad un
corpo femminile che sta vicino a me, non sono fatto di ferro. »
« Lo voglio ben dire. »
« Cosa vuoi dire? »
« Se tu fossi di ferro mi faresti male, è che io...voglio un figlio da te.
»
« Ne sei sicura? »
« Sì. »
Facemmo l’amore e ci lasciai il seme.
Per essere sicura che il seme avesse attecchito, lo volle ripetere ogni
notte.
Le prime volte ogni volta che arrivava al piacere mi chiamava Enrico, poi
una notte mi chiamò Ilo e continuò a chiamarmi per sempre Ilo, tutte le altre
notti, fino a quando le mesturazioni non le vennero e... rimase incinta.
Se quando cominciammo a fare l’amore eravamo solo amanti (lei lo faceva
tradendo la memoria del marito); dopo un mese, ci amavamo veramente e tutto
quello che facevamo, lo facevamo con amore.
Non seppi come finì, perché mi svegliai e capii che era stato solo un
sogno.
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