terça-feira, 3 de setembro de 2013

Sogno n.85 La casa dei fantasmi anno 2013



Avevo un pó di soldi da investire, ma non sapevo come fare.
Dalle mie ricerche di mercato immobiliare, potevo solo comprare un piccolo appartamento di due camere, in periferia.
La notte non riuscivo a dormire, tanti erano i miei pensieri.
In una notte di quelle, sentii una voce chiamarmi.
« C’è qualcuno in casa, come sei entrato? Guarda che ho una pistola e se non te ne vai subito ti sparo. »
« Non hai nessuna pistola e anche se ce l’avessi, non mi puoi sparare. »
« Chi ha detto che non ho una pistola? Fatti vedere e poi vedi se non ti sparo. »
« Sono davanti al tuo letto, non mi puoi vedere, ma solo sentire. »
Accesi la luce del comodino e vidi che davanti al mio letto non c’era nessuno, come non c’era nessuno in tutta la casa.
Tornai a letto dicendo tra me: « Devo aver sognato. »
Una volta spenta la luce, risentii la voce.
« Credete all’esistenza dei fantasmi? »
« No! Non ne ho mai visto uno, se non a carnevale. »
« In una casa in cui ci sono fantasmi, avreste paura? »
« No! Potrei solo fare un salto ad un rumore improvviso, ma paura no. »
« Volete comprare una casa, ma i soldi non sono molti, perché non comprate una casa con fantasmi o per lo meno così dicono. »
« Perché no! Mi è sempre piaciuto possedere una casa con fantasmi, tengono lontano gli intrusi. »
« Allora prendete nota, l’indirizzo è: Via delle Palme n.13. »
Il giorno dopo mi recai all’indirizzo segnato e trovai un villino che dalla architettura doveva essere stata costruito all’inizio del secolo passato.
Era malandato, precisava di un buon restauro.
Nel cancello c’era un cartello: Vendesi, e di un’agenzia immobiliare. La scritta era molto sbiadita, si leggeva a malapena il numero telefonico.
Me lo segnai, poi risalito in macchina, chiamai con il mio telefonino, e a chi mi risponde dissi che ero interessato all’acquisto del villino che stava in Via delle Palme n.13.
Prendendo l’indirizzo dell’agenzia e mi ci recai.
Mi ricevette una donna di mezza età. Dopo aver parlato un pó e mettendoci d’accordo sul prezzo, chiesi informazione sul proprietario e sulla casa.
« Il villino era di una nobile famiglia, quando morirono i genitori, i figli lo vendettero. Il villino passò in diverse mani, fino a quando l’ultimo proprietario lo adattò a: Casa di Riposo per Vecchi Artisti. La casa funzionò bene fino alla morte dell’ultimo artista. Prima di morire; l’ultimo proprietario lasciò scritto che: chiunque l’andasse ad abitare, non si doveva disfare dei strumenti musicali e di tutti gli oggetti che avevano appartenuto ai vecchi artisti.
Ci furono vari compratori, ma, per una cosa o un’altra, la rivendevano perché a
loro detto; era abitata dai fantasmi. Se fosse vero non lo saprei, quello che so, è che, neanche i ladri hanno il coraggio di entrarci. »
« Mbè! Se è solo per i fantasmi, potete stare tranquilla, non credo ai fantasmi e non saranno rumori strani a spaventarmi. »
« Contento voi, vi faccio solo notare, se poi la vorreste rivendere, nessuno la comprerebbe e noi dell’agenzia la ricompreremmo solo alla metà del prezzo pagato; daltronde noi paghiamo le tasse su quella casa. »
Avute le chiavi ci tornai e con fatica riuscii ad entrare.
Prima il cancello, poi la porta doveva essere oleata.
L’interno della casa era pieno di ragnatele, non potei entrare se prima non mi avessi procurato una scopa.
Andai al negozio di casalinghi e dopo essermi presentato, chiesi una scopa.
Non potete immaginare le chiacchiere del padrone e dei clienti.
« Avete comprato quel villino, ma non sapete? È piena di fantasmi, non ci rimarrete una notte. »
« I fantasmi! Ma i fantasmi non esistono, è solo frutto di autosoggestione. »
« Non ci credete? È quello che disse l’ultimo che c’è stato e se non ci credete, chiedetelo a tutti quelli che incontrerete. Lui aveva i capelli neri prima di entrare e ne è uscito con i capelli bianchi, me lo potete spiegare perché? »
« Quello che è successo all’ultimo compratore non mi interessa, ora se pemettete vado a fare un pó di pulizia, specie sulle ragnatele. »
Così feci e poco dopo potei salire le scale e visitare due piani di sopra.
Nel villino c’erano diverse stanze, non mi meravigliai essendo stata una: Casa di Riposo per Vecchi Artisti.
I letti erano pieni di polvere e chissà quanti insetti c’erano tra le lenzuole.
Non potendo rimanere a dormire lì, procurei un Hotel.
Durante la notte, tornò il mio fantasma.
« Ero sicuro che avreste comprato il villino, sapete quale sono le condizioni se ci volete abitare? »
« Sì! Però dovete sapere il villino ha bisogno di restauro e non sò se i soldi che mi sono avanzati basteranno. A proposito come vi chiamate? »
« Mi chiamo Rodrigo. »
« Va bene Rodrigo, ora lasciami dormire. »
Il giorno dopo fui alla ricerca di una impresa che faceva restauro di antiche case.
Dopo aver fatto un sopraluogo, mi fecero un preventivo.
I soldi chiesti erano di più di quelli che mi erano rimasti.
La notte seguente ne parlai con Rodrigo (il mio fantasma), lui mi disse di chiedere un finanziamento e mi diede il nome di una Agenzia finanziaria dicendomi di dirgli che andavo a nome di Luciano Pavarotti.
Feci come mi aveva detto Rodrigo e il finanziatore sentendo il nome di chi mi aveva mandato, mi chiese per quale motivo mi serviva il prestito.
Gli dissi che volevo restaurare la Casa di Riposo per Vecchi Artisti e non sapevo quanto mi sarebbe costato il totale restauro.
Mi fece firmare le carte per un finanziamento di Duecentomila Euro per trent’anni, avendo come garanzia, il villino.
Seguii l’andamento dei lavori e...furono tanti, alla fine di un anno, il villino era come nuovo, pronto per accogliere i nuovi eventuali Vecchi Artisti.
Sul cancello tornò una nuova insegna: Casa di Riposo per Vecchi Artisti.
Gli strumenti musicali: puliti e lucidati; il pianoforte accordato, gli strumenti a corda, con le corde sostituite, si trovavano nella sala della musica, pronti per essere usati.
Tutti gli oggetti appartenenti ai vecchi artisti erano ripuliti o sostituiti con altri nuovi.
Quando tutto fu in ordine, lasciai l’appartamento di cui pagavo l’affitto e mi trasferii nel mio villino.
I rumori, i parlottii non mi infastidivano, l’unica cosa che lo faceva; era la musica.
Sentire la musica di notte, non l’avevo mai sopportata. Poteva anche essere suonata da fantasmi, ma di notte non era possibile. Poi non disturbava solo me, disturbava anche i vicini che si lamentavano con me, che lasciavo la radio accesa durante la notte.
Mi lamentai con Rodrigo, che ne parlò con gli altri.
Ci mettemmo d’accordo: potevano girare per casa, parlare tra loro, di notte, la musica, la potevano eseguire solo nel pomerigio.
Per i vicini, specie i negozianti a cui facevo la spesa; i fantasmi nel villino non c’erano o facendo finta che... non ci fossero.
Invece c’erano eccome.
Anche se non li vedevo, li sentivo, parlavo con loro.
Quando mangiavo (da solo) ero servito, ( i fantasmi non avevano bisogno di mangiare ).
A colazione, trovavo il tavolo apprecchiato, e, mentre stavo seduto vedevo la caffettiera librarsi in aria e con delicatezza versare il caffè e il latte nella mia tazza e le fette tostate, imburrate e con la marmellata che volevo quella mattina.
Come era bello vivere in una casa con fantasmi.
Li conoscevo tutti e li chiamavo quando volevo chiacchierare con Carlo, Angela o Maria e tanti altri.
Come stare in poltrona ad ascoltare la musica.
Vedevo gli strumenti sollevarsi da soli e i tasti o le corde muoversi senza vedere chi li usava.
C’era anche chi cantava.
Potevo ascoltare: musica leggera o classica.
I cantanti o le cantante erano morti/e, anche se non li vedevo, bastava che sentissi la voce di chi cantava, per sapere chi era.
Purtroppo i Vecchi Artisti che aspettavo, non vennero e con loro non vennero neanche i soldi che mi avrebbero permesso di pagare il finanziamento ottenuto.
Mi lamentai con loro (i fantasmi) e loro mi aiutarono.
Chi una cosa, chi un’altra, tutti facevano quello che avevano sempre fatto da vivi, bastava solo che procurassi loro quello che avevano bisogno.
Così potei vendere: quadri, tappeti, oggetti di legno o ferro, tessuti, ricami e tante altre cose che portavo ai vari negozi e che a loro volta mi vendevano.
Alle ripetute domande, rispondevo: « Li hanno fatti i fantasmi. »
Alla fine all’insegna sul cancello: Casa di Riposo per Vecchi Artisti, aggiunsi: Ora Fantasmi.
Per i musicisti e cantanti, pensai di utilizarli formando una Banda da presentarla al pubblico..
Ne parlai con loro che furono tutti contenti.
Per il trasporto dei strumenti, comprai un furgone Ford Transit bianco che il pittore Michelangelo dipinse e sulle due fiancate c’era scritto: La Banda dei Fantasmi.
Avuta la banda e il furgone, andai a procura di un impresario che mi lanciasse la banda.
Nella ricerca ero accompagnato dal fantasma Tommaso il quale dimostrava (con scherzi vari) che i fantasmi esistono davvero.
La ricerca fu lunga, alla fine, (dietro un compenzo) trovai un impresario disposto a presentare al pubblico ed a un canale televisivo, il mio gruppo musicale.
Fissato il giorno, caricai nel furgone gli strumenti e dieci lenzuola.
L’impresario aveva fatto un buon lavoro, tutta la città era tappezzata di manifesti che annunciavano l’evento.
Prima che si aprisse il sipario, con l’aiuto di vari operai, feci disorre gli strumenti a secondo della posizione che gli artisti avrebbero assunto.
Quando fu tutto pronto, si aprì i sipario e mi presentai al pubblico.
« Signori e signore, ho il piacere di presentarvi la mia banda. Di certo molti di voi non crede all’esistenza dei fantasmi, molti ne hanno sentito parlare e solo a pensarci, hanno avuto paura. I fantasmi non sono cattivi come vengono descritti, alcuni sono scherzosi, ma non cattivi. I nomi che vi presenterò, ad alcuni verrà in mente di ricordare quando era vivo. Se qualcuno di voi pensa che è tutto un trucco, vedrà che non lo è. Al pianoforte suonerà Bernardo Sassetti, al flauto traverso Pietro Grassi Florio, al clarinetto Sergio Bruni, al sassofono Fausto Papetti, alla tromba Nini Rosso, al trombone Mario Pezzotta, al violino Peppe Carta, alla chitarra Giorgio Gaber e alla batteria Ringo De Palma, canterà Lucio Dalla. »
Mano mano che nominavo gli artisti, prendevo il lenzuolo in cui c’era il nome e dopo aver fatto vedere che non c’era nessun filo nascosto, lo spiegavo e lo tiravo al proprietario, che una volta poggiato sopra una presunta testa restava ferma, come se sotto c’era davvero qualcuno.
Quando tutte le lenzuola furono al loro posto, i vari artisti si presentarono.
« Sono Fausto Papetti, nato a Viggiù il 28 gennaio 1923 e morto a Sanremo il 15 giugno 1999. Da ragazzo volevo diventare pianista. In casa c’era un vecchio clarino che, mio padre, appassionato di musica, aveva suonato per anni. Un giorno irresistibilmente sentii la voglia di suonarlo. Le note nacquero, sicure, quasi magicamente, nonostante fosse la prima volta e da allora presi a studiare e suonare il clarino. In seguito, passare al sassofono è stato un passo facile. Sono stato più volte primo in classifica dei dischi venduti. Ora sto alla casa che una volta ospitava i vecchi artisti ora defunti e qui presenti. »
Via via tutti gli altri si presentarono.
Finita la presentazione, il flauto, il clarinetto, il sassofono, la tromba, il trombone, il violino e la chitarra si sollevarono andandosi a fermare dove dovevano essere suonati.
Cominciò il concerto, il pubblico era assorto, se c’era qualcuno che fischiava, veniva tacitato con uno schiaffone (fantasma) e dopo le prime domande: « Chi è stato? » « Io! » rispondeva il fantasma « E se non ne vuoi un altro, taci, non disturbare e ascolta.»
Fu un vero successo che ripetemmo per vari giorni e in tante città.
Ormai tutti conoscevano e ascoltavano la banda dei fantasmi.
Nella banda si susseguirono vari cantanti, tenori e soprani.
Andai in giro per l’Europa con il furgone che trasportava gli strumenti musicali, i fantasmi italiani essendo incorporei non occupavano spazio.
In ogni paese, i miei fantasmi contattavano i fantasmi locali e quando si esibivano, parlavano al pubblico del loro passato e poi attuavano nei loro repertori.
In Spagna ci furono ballerini e ballerine di Flamengo e Passodoble.
Prima di ogni spettacolo venivano messi ai loro posti: suonatori con i loro strumenti e i ballerini che dovevano danzare
Il pubblico vedeva solo i costumi ma non vedeva ne i volti, ne le mani o i piedi ma solo tessuti.
Quando cominciavano a danzare, vedevano le maniche dei vestiti sollevarsi e nacchere o ventagli muoversi e le scarpe battere il tempo, i vestiti delle donne svolazzare come se ci fossero delle persone sotto.
Dopo il primo sgomento, il pubblico si abituò e i teatri furono sempre pieni.
Dalla Spagna passammo in Portogallo in un grande teatro si esibì Amalia Rodriguez, la quale per l’occasione volle indossare il suo abito migliore.
Lo andai a prendere nella sua Casa Museo e la sera prima dello spettacolo dopo che le avevo posto il lenzuolo sopra, indossò l’abito.
Dall’abito sporgeva la parte superiore del lenzuolo dove ci sarebbe stata la testa.
Dopo aver parlato al pubblico del suo passato, cominciò con la sua voce incomparabile a cantare del Fado che nella sua vita non aveva mai cantato e che nessuno conosceva, accompagnata dal guitarrista José Fonte Rocha morto a 85 anni, che accompagnò Amalia Rodrigues per 12 anni.
Purtroppo come ogni spettacolo, c’era sempre qualcuno che non era d’accordo con i musici e disturbava.
Amalia guardando verso la platea, disse: « Quel signore. » e la telecamera inquadrò
un signore di una certa età. « È pregato di venire sul palco. » ma quel signore non
aveva nessuna intenzione di mostrarsi al pubblico.
Con l’aiuto di Rodrigo (il mio fantasma), si sentì sollevare e, volando se pur agitandosi, atterrò vicino ad Amalia.
« Così tu non credi ai fantasmi, secondo te è tutto un trucco? » alla sua affermazione, Amalia disse: « Io se fossi in lei, mi prenderei a schiaffi. » in quell’istante, quel signore si cominciò a schiaffeggiare.
Facendolo fermare, Amalia gli disse: « Che fà, si prende a schiaffi da solo? »
« Non ero io, qualcuno muoveva le mie mani. »
« Qualcuno muoveva le tue mani, vedi qualcuno vicino a te, e il pubblico vede qualcuno? » ci fu un boato di: « Noooo! »
« Allora vorrà dire che è stato un fantasma, ora credi ai fantasmi o vuoi darti un pugno nel naso da solo? » alla minaccia, quel signore disse: « No! Non lo faccia, ci credo, ci credo, non mi faccia picchiare. » e come andò al palco, tornò al suo posto a sedere, tra le risate del pubblico presente.
Anche in Portogallo come negli altri Stati europei ci fu una grande richiesta e la banda (portoghese) dei fantasmi, si esibì in tutti i grandi teatri del Portogallo.
Poi andammo all’Estero: in Africa, in Asia, in Australia e nelle Americhe. 
Ad ogni Stato, come era successo in Europa, i fantasmi del luogo prendevano posto di quelli che li avevano preceduti e suonavano, cantavano o ballavano, tutto quello che avevano fatto quando erana in vita.
In Brasile dopo che si esibirono le varie bande...mi svegliai.

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