Un giorno ricevetti una lettera il cui contenuto era un invito ad assistere
all’investitura di aspiranti cavalieri Templari da tenersi il giorno 18
novembre al Castello di Almourol (Portogallo) alle ore 18.30.
Non avevo mai pensato che esistevano ancora i cavalieri
templari, pensavo che erano personaggi del passato di cui avevo letto nei libri
o visto nei film.
Non avendo mai visto dal vivo dei cavalieri templari,
rimasi incuriosito.
Parlandone con mia moglie, decidemmo di andarci.
Il 18 verso le ore 16.30 ci avviammo con la macchina sulla strada che da
Vale de Figueira (il paese dove abitiamo) va verso Golegã e da lí prendendo la
IP6 (Una strada di grande scorrimento) che collega Torres Novas a Guarda.
All’altezza tra Tancos e Constância, lasciammo la IP6 prendendo una strada
secondaria dove un cartello indicava “ Castelo de Almourol ”.
Non fummo solo noi a prendere quella strada.
Prima e dopo di noi, altre macchine facevano quella strada.
Arriviammo ad un largo spazio che si trovava sulla riva del fiume Tejo dove
nel mezzo del fiume c’era un isolotto dove sorgeva il castello di Almourol.
Per andare al castello, bisognava prendere una barca.
Dopo aver lasciata la macchina in un parcheggio dove erano parcheggiate
diverse macchine, ci avviammo verso un piccolo molo dove erano attraccate
diverse barche.
All’inizio del molo c’erano tre persone vestite da antichi templari.
Due avevano le lance e stavano ai due lati del molo e un altro con la spada
(nel fodero) al centro, dopo aver guardato l’invito che veniva mostrato,
indicava una barca la quale una volta piena, si spostava dal molo e si dirigeva
verso l’isolotto.
Molti uomini erano vestiti da templari, solo non erano armati.
Quando fu il nostro turno, dopo aver guardato l’invito, ci dirigemmo verso
la barca indicataci
Ci sedemmo su una tavola che attraversava la barca da un lato all’altro.
Davanti a noi sedeva un’altra coppia.
Dopo essere saliti e accomodati, il rematore, spinse la barca verso il
largo, fino ad attraccare in un altro molo che stava nell’isolotto.
Aiutati a scendere da due templari, percorremmo un sentiero che saliva
verso l’entrata del castello.
Il castello, come tutto l’isolotto era illuminato.
Al portone d’ingresso, due templari davano un mantello alle donne e una tunica
agli uomini.
La tunica era grande, tanto che, la potei indossare sopra la giacca.
Il cortile era pieno di gente.
Non conoscendo nessuno, stavamo aspettando che succedesse qualcosa, quando
una coppia si avvicinò a noi.
Lui non lo conoscevamo, mentre lei si.
Era la donna che avevamo incontrato scendendo dal treno alla stazione di
Vale de Figueira.
Doveva scendere alla fermata prima a Santarém ma, chissà per quale motivo
non era
scesa e stava parlando con il controllore della possibilità di un altro treno
che faceva il senso inverso.
A quella ora (era passata la mezzanotte), non c’erano più treni.
Avendo sentito quello che era successo, ci offrimmo di darle un passaggio
con la nostra macchina, fino alla stazione di Santarém che distava dieci
chilometri da Vale de Figueira.
La signora durante il tragitto, non finiva di ringraziarci.
Per noi oltre ad una buona azione, era la tranquillità di non aver lasciata
da sola la donna nei pasticci, a quella ora nella stazione in attesa del marito
che l’avrebbe andata a prendere.
Una volta arrivati alla stazione di Santarém, non ripartimmo subito, ma
aspettammo che la signora salisse nella sua macchina e ci seguisse fino a Povoa
de Santarém dove abitava e che era sulla strada che percorrevamo sempre quando
tornavamo alla nostra casa di Vale de Figueira.
Non avevamo detto come ci chiamavamo, solo che io ero italiano.
Probabilmente essendo il solo italiano ad abitare a Vale de Figueira, non
gli fu difficile trovare dove abitavamo e fa grazie a loro che ricevemmo l’invito.
Lui si chiamava Francisco Ferreira ed era un cavaliere templario ( lo si
vedeva da come era vestito) e lei Sonia Miranda.
Francisco rivolgendosi a me disse: « Vorresti diventare un cavaliere
templario? »
« Sono già un cavaliere, fui nominato dal Presidente della Repubbliaca
Italiana Oscar Luigi Scalfaro quando era presidente per meriti speciali.
Comunque mi piacerebbe essere anche un cavaliere templario. Cosa devo fare per
diventarlo? »
« Ero sicuro che avresti accettato, l’unica cosa che devi fare è quello che
faranno chi ti precederà e rispondere sinceramente alle domande che ti verranno
rivolte dal Gran Maestro. Questa notte verranno nominati venti nuovi cavalieri
che risiedono nel Ribatejo, alcuni come tu, non sono portoghesi »
Continuammo a parlare del più e del meno fino a quando dagli spalti del castello
cominciarono a suonare le trombe e tutti cominciarono a dirigersi verso una
costruzione che poi si rivelò essere una chiesa.
Alle pareti laterali della navata erano appese delle bandiere di vari stati
del mondo, una era quella dell’Italia.
Francisco disse che erano i luoghi dove si trovavano i vari gruppi dei
templari.
Prendemmo posto in un banco ed assistimmo alla celebrazione della Santa
Messa.
Finita la quale cominciarono a chiamare delle persone.
Erano i candidati a essere nominati cavalieri templari i quali una volta
giunti davanti all’altare, si inginocchiavano e un vecchio templare (lo si
vedeva dalla barba), gli rivolgeva delle domande e alla fine (non sempre), gli
poggiava la spada su ambedue spalle e gli consegnava qualcosa arrotolato.
Quando fu il mio turno, feci quello che mi aveva detto Francisco.
Il vecchio templare (che era il Gran Maestro) mi chiese se capivo il
portoghese, gli dissi di si, anche se non lo parlavo molto bene.
Mi rivolse delle domande a cui rispondevo: « si o no », spontaneamente e
con sincerità.
Il vecchio templare dovette essere soddisfatto delle mie risposte perché,
ponendomi
La spada su entrambe le spalle mi disse con solennità: « Italo Bianchi da
questo momento sei un cavaliere templare, porta con onore il titolo che hai
conferito e cerca di esserne degno per tutto il resto della tua vita. »
Facendomi cenno di alzarmi, mi consegnò un foglio arrotolato, tenuto fermo
da un nastro che riportana il colore della bandiera dei templari: bianco e
rosso.
Quando terminarono le nonime, tutti lasciarono la chiesa e andarono in una
altra sala dove era stata preparata la cena.
Mentre aspettavamo di essere serviti, srotolai il foglio che si rivelò
essere una pergamena antichizzata dove stava scritto in carattere godico il mio
titolo e la Commenda di Vale de Figueira.
Domandai a Francisco cosa voleva dire, lui disse che, quale unico cavaliere
templare che stava a Vale de Figueira, dovevo dare l’esempio e cercare di invogliare
gli altri abitanti a essere buoni e fare opere caritatevole verso che ne avesse
bisogno dicendo loro che un giorno anche loro potevano diventare cavalieri
templari.
Dopo la lunga cena, tornammo a casa e ci mettemmo a dormire.
Quando mi sono svegliato, non avevo nessuna pergamena, era stato solo un
sogno.
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