sábado, 7 de setembro de 2013

Sogno n.94 Maria anno 2013

 
Mi trovavo in un Centro Sociale alla ricerca di una persona amica, quando vedo quattro donne sedute in circolo che avevano dei auricolari alle orecchie.
Rimasi affascinato di una ragazza che mi stava di fronte.
Una donna sulla mia sinistra togliendosi gli auricolari mi chiese cosa desideravo.
Risposi che cercavo un’amica ed ero rimasto affascinato dalla bellezza di quella ragazza che indicai.
La ragazza in questione, alza gli occhi e mi sorride.
A quel sorriso sento il cuore fare un capitombolo.
« Come vi chiamate? » le chiesi.
« Non ti può rispondere, perché è sordomuta. » disse la donna che mi aveva interpellato.
« Mi dispiace; non conosco il linguaggio dei sordomuti, ma mi piacerebbe essere suo amico. »
« Lo dite perché vi fa pena? »
« Non propriamente, è che ho sentito qualcosa al cuore quando mi ha sorriso. »
« Ho capito! Vi siete innamorato; bisognerà vedere cosa ne pensa Maria. » e con i gesti che non saprei interpretare si rivolse a Maria, poi rivota a me disse: « È la prima volta che mi capita; questo è il classico colpo di fulmine. Si perché anche Maria ha sentito qualcosa quando avete detto di essere rimasto affascinato dalla sua bellezza. Però vi avverto subito; non è facile vivere con una sordomuta. »
« Penso anch’io che non sarà facile, ma con l’amore di entrambi tutte le divergenze si appianeranno. »
Maria si alzò dalla sedia e venne vicino a me ed io le presi una mano e le posai un bacio sulla palma e poi chiudendola a pugno le dissi: « Non lo fare scappare. »
Maria scosse la testa e chiuse più forte la mano.
« Mi raccomando e soprattutto a te Don Giovanni comportatevi bene; se so che la fai soffrire te la vedrai con me. »
« Non si preoccupi Maria sarà in buone mani. » e per dimostrare che non avevo cattive intenzioni le diedi il mio biglietto da visita e le mostrai il documento d’Identità per dimostrare che chi stava scritto nel biglietto; ero proprio io.
Poco dopo passeggiavo nel giardino a braccetto con Maria.
Poi seduti in una panchina le dissi: « Domani vado a comprare il libro del linguaggio gestuale; così possiamo parlare più liberamente. »
Dopo aver appreso a parlare tramite i gesti, con l’aiuto di Maria; seppi della sua vita prima di conoscermi.
Era terza di una famiglia di quattro figli; l’unica nata sordomuta. I suoi genitori non l’avevano accettata e messa in un collegio di sodomuti dove era rimasta fino alla maggiore età.
Aveva trovato lavoro come professoressa in una scuola per sordomuti; frequentava il Circolo Sociale perché lì c’era gente come lei; aveva degli amici ma fino a che mi conobbe, nessuno che le interessasse vivamente.
Quando mi aveva visto aveva sentito la stessa cosa che avevo sentito anch’io.  Stavamo bene insieme. Ci vedevamo spesso durante le ore libere del lavoro.
Ad ogni occasione andavamo in giro per l’Italia e all’Estero con le gite commerciali e
alle volte compravamo qualcosa che ci fosse servita per la nostra casa.
Sì perché noi ci amavamo veramente e ci volevamo sposare.
Quattro mesi dopo mi chiese di voler vivere nella nostra futura casa già da allora.
Non avevo nulla in contrario anche perché quando l’avevamo comprata aveva tre camere oltre la sala, cucina e due bagni.
Le due stanze in più servivano per i nostri figli quando sarebbero nati.
Accettai ma ad una condizione: ci dovevamo comportare da buoni amici e perciò avremmo dormito in due stanze separate.
Maria  con  i  suoi  gesti  mi  chiese: « Perché dovevamo dormire separati se ci amava-
mo? »
« Perché fino a che non ci sposavamo non lo dobbiamo fare. »
« Perché? » mi chiese con un’espressione triste.
« Perché quando ci sposeremo, tu dovrai avere l’abito bianco; segno di purezza. Perché tu sei pura, vero? »
Fece cenno di si con la testa.
Da quel giorno vivemmo insieme.
Avevo comprato due apparecchi da tenere al collo o a portata di mano: se Maria aveva bisogno di me, bastava schiacciare un tasto e nel mio si sentiva uno squillo, se dovevo chiamarla io, nel suo si accendeva una luce rossa.
La mattina ero io a svegliarla, non più l’assistente sociale.
Una mattina nell’entrare nella sua stanza, la trovai scoperta; probabilmente durante la notte aveva avuto caldo e si era scoperta.
Cercando di non svegliarla, le tirai giù la camicia da notte.
Maria si svegliò e mi sorrise.
In una tavoletta scrissi: « Quando sono entrato eri scoperta e ti ho ricoperta. »
Dopo aver cancellato Maria scrisse: « Questa notte ho sognato che mi stavi scoprendo per fare l’amore. »
« È stato solo un sogno, non mi permetterei mai, anche se lo desiderassi. »
Uscii dalla sua camera e andai nella mia a finirmi di vestire.
Avevo cominciato a farlo quando il mio apparecchio fece sentire uno squillo.
Maria era in bagno; non valeva la pena che bussassi perché con il fatto che era sordo-muta, non mi poteva sentire.
Aprii la porta e la vidi.
Era nuda ed era sotto la doccia.
Era la prima volta che la vedevo nella sua nudità.
Rimasi a guardarla.
Maria porgendomi la spugna insaponata mi indicò la schiena.
Li passai la spugna: sulle spalle, la schiena, i glutei, i polpacci e i piedi.
Poi Maria si voltò.
Ed io la insaponai: dal petto ai piedi senza mostrare nessuna attrazione; poi la lasciai a risciaquarsi da sola.
Stavo nella mia stanza quando entrò con la vestaglia da bagno.
Avvicinandosi a me scrisse nella tavoletta: « Che effetto ti ha fatto passare la spugna nelle mie parti intime? »
« Nessuno » scrissi.
« Non ci credo, devi aver provato di certo qualcosa. »
« Ti devo confessare una cosa; mi ritengo un pliniano. »
« Un pliniano, che cosa è? »
« Un pliniano è un abitante del pianeta Plinio della costellazione della Venere. »
« Perché ti ritieni un pliniano? »
« Perche come un pliniano non sento nessuna attrazione fisica fino al Matrimonio con la donna amata. »
« Allora vuoi dire che; mi sono innamorata di un pliniano? »
« Si! Se non ti dispiace. »
« No! Anzi, mi fa piacere. Un pliniano può baciare la sua fidanzata? »
« Certo, basta che siano casti baci. »
Dopodiché ci demmo tanti: Casti Baci.
Da quando vivevamo insieme a quando ci sposammo; fu una fatica resistergli.  
Finalmente dopo aver fatto tutti i documenti e gli inviti; ci sposammo.
Al nostro matrimonio invitammo anche i suoi genitori che non si erano mai curati personalmente di lei; poi tornammo a vivere nella nostra casetta in un piccolo paese che  avevamo  conosciuto  durante  le  nostre  gite  e  che  avevamo amato come noi (a
prima vista).
Era un paese di gente simpatica che aveva preso in simpatia Maria quando avevamo deciso di comprare una casetta nel loro paese.
Era una casetta piccolina (non in Canadà) con tanti fiori di lillà in un piccolo giardino e un piccolo orto dove passavamo il tempo a fare gli agricoltori.
Ogni tanto (per non dire spesso) quando swtavo nell’orto o fare qualcos’altro Maria mi chiamava e quasi sempre era per fare l’amore.
Si vede che...dopo la prima volta ci aveva preso il vizio e non ne poteva fare a meno; ed io da buon medico oltre che marito la curavo.

Poi con un sorriso mi svegliai e accanto a me c’era Maria ma...non era sordomuta.

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