Stavo seduto sopra uno scoglio quando ho visto un ragazzo in procinto di
affogare, mi sono tuffato e l´ho raggiunto; gli ho detto di mettermi le braccia
intorno al collo e tenendolo sulla mia schiena l’ho riportato a riva dove della
gente si era radunata.
Dopo essersi complimentati con me per l’avvenuto salvamento, una signora
avvolse in una tovaglia il ragazzo e lo strinse a sé.
Aveva le lacrime agli occhi mentre mi ringraziava per avergli salvato il
figlio.
« Non è nulla, mi trovavo lí vicino quando l’ho visto; non mi deve
ringraziare ho fatto solo il mio dovere. »
« Si...però se non c’era lei mio figlio sarebbe morto affogato. »
Mentre stavamo parlando, ho sentito qualcuno gridare « Aiuto! Aiuto! »
Mi sono sollevato e nel medesimo punto dove prima c’era il ragazzo, vidi
qualcuno che stava per affogare.
Feci una corsa e mi tuffai. Poche bracciate ed ero sul posto.
La persona non si vedeva. Mi sono immerso e ho visto una donna essere
risucchiata da un vortice sottomarino.
La presi per un braccio e facendo forza la strappai dal vortice e con lei
riemersi.
La donna ewra svenuta o morta; non reagiva. Tenendola con un braccio fuori
dall’acqua e nuotando con l’altro braccio la riportai a riva.
Qualcuno che stava lì si gettò accanto a lei e prese a massaggiarla e
fargli la respirazione bocca a bocca.
Mentre mi stavo riposando, sentii la sirena dell’autombulanza che qualcuno
aveva chiamato.
La madre del ragazzo che avevo prima salvato, voltò a ringraziarmi.
« Lei è un eroe, in pochi minuti ha salvato due persone. La dovrebbero
premiare. Mi dica, chi devo ringraziare? Mi dica il suo nome che lo fisserò
nella memoria. »
« Mi chiamo Angelo. Devo avvertire le autorità che in quel punto c’è un
vortice, probabilmente una fossa che risucchia tutto ciò che si avvicina. »
In quel momento si stava avvicinando una guardia; forse per congradularsi
con me.
Riferii quello che avevo detto alla signora, aggiungendo: « Bisognerà
scaricare delle pietre in quel punto, tanto da ostruire la fossa e distruggere
il vortice, se non lo si fa, qualcun’altro potrebbe affogare. »
La guardia mi disse che avrebbe riferito a chi di dovere e avrebbero fatto
quello che avevo consigliato.
Come la guardia si allontanò, si avvicinò un uomo alla donna dicendole con
fare prepotente: « Dammi altri soldi! »
E lei: « Te li ho dati questa mattina come d’accordo. »
« L’ho già finiti e mi servono per rifarmi di quelli che ho perso. »
La donna stava dicendo qualcosa all’uomo, quando intervenni.
« Il signore sta importunando la signora, le lasci il braccio. »
« E tu chi sei; il cavalier servente? »
« È il signore che ha salvato Nico che stava per affogare. »
« A sì! Ha fatto male, doveva lasciarlo affogare così me lo sarei tolto dai
c...»
« Bel modo di parlare di mio figlio. »
« Io parlo come mi pare. O mi dai i soldi o ti riempio la faccia di schiaffi.
»
« Tu non riempi la faccia di schiaffi a nessuno » intervenni. »
« Ah sì! E chi me lo impedisce, tu migherlino? »
Mettendosi davanti a me; in confronto sembrava una montagna.
Sentendo una rabbia nei suoi confronti, mi cominciai a gonfiare come Hulk
(senza diventare verde).
Quando lo superai di altezza e larghezza, lo presi per il collo e
sollevatolo da terra gli dissi: « Sparisci se non vuoi che ti spezzi tutte le
ossa. »
Lasciatolo andare cadde a terra come un burattino cui avevano lasciati i fili,
poi rialzandosi si allontanò dicendo parole incomprensibili.
Tornato più calmo, mi sgonfiai, tornando quello di prima.
« Ho sognato; o vi ho visto diventare grande come una montagna? »
« Non è stato niente, solo un illusione ottica. »
« Per ringraziarla se viene a casa mia le offro qualcosa. Il tempo di
cambiarci. »
Lasciandomi solo si diresse con il figlio in una gabina e quando ne uscì
fuori, si erano rivestiti ambedue.
Anch’io mi ero rivestito e seguendola raggiungemmo la sua macchina e saliti
sopra ci dirigemmo verso una serie di palazzine.
Posteggiata la macchina, aperto il portone e preso l’ascensore; al terzo
piano ci dirigemmo verso una porta di uno degli appartamenti.
Una volta aperta la porta, la signora diede un grido: « Ci sono entrati i
ladri, hanno rubato tutto! »
Al che Nico disse: « Hanno rubato anche il mio portatile. »
« Scommetto che è stato quello che penso io. »
« Si! Deve essere stato lui e i suoi amici dopo che mi sono rifiutata di
dargli altri soldi. Ma io lo denuncio, lo mando in galera. »
« Lei non farà nulla di questo, anche perché non ha prove che sia stato
lui. Segua il mio consiglio. Non gli dica niente a parte che: vi hanno
derubato. Domani vederemo quello che si può fare. »
« Che si può fare? È da quando mi sono messa con lui che mi sono pentita di
averlo fatto, fino a adesso si è limitato di chiedermi i soldi per i suoi vizi.
Non sò come fare per liberarmi di lui? »
« Domani tutto cambierà, parola di Angelo. »
« Angelo? Invece di chiamarti Angelo, dovresti essere un angelo. »
« Chissà che non lo sia...da ora in poi vi terrò sotto le mie ali
protettrici. » e salutandoli li lasciai soli.
La mattina dopo, come d’accordo andammo ad un negozio che vendeva roba
usata.
Appena entrati nel negozio; Nico strattonandomi per la giacca mi indica un
computer portatile.
Mi avvicinai (come se lo volessi comprare) lo aprii e potei vedere le
iniziali di Nico.
Un commesso mi chiese se lo volevo comprare. Gli chiesi il prezzo, poi
scuotendo la testa dissi: « Ci penserò. » e uscimmo dal negozio.
Fuori con il telefonino di Maria (la madre di Nico) chiamai il posto di
polizia chiedendo dell’Ispettore Franchi. Avutolo in linea gli dissi del
negozio del ricettatore di oggetti rubati.
Aspettammo l’arrivo della polizia; dopodiché entrammo anche noi e Maria e
Nico riconobbero gli oggetti che erano stati rubati dal loro appartamento.
Messo alle strette; il ricettatore fece i nomi delle persone che avevano
portato quegli oggetti. Tra quei nomi c’era anche quello del compagno di Maria.
Trovarono ed arrestarono (il compagno di Maria e i suoi complici) nella
sala di bigliardi; poi con gli oggetti recuperati tornammo a casa.
Una volta dentro Nico mi domanda: « Sei proprio un angelo? »
« Pensa ad un desiderio e vedi se te lo esaudisco. »
Dopodiché lasciai l’appartamento, scesi dallo stabile ed al Bar all’angolo
comprai un cono di gelato alla fragola, cioccolato e panna che poi portai a
Nico.
« È proprio quello che avevo pensato! » disse Nico.
« Allora posso chiedere anch’io qualcosa? » disse Maria.
Rivolgendomi a Nico dissi: « Tua madre vuole che rimango a dormire con lei,
tu che ne pensi? »
« Per me va bene; anzi vorrei che tu diventassi il nuovo compagno di mia
madre. »
« Allora d’accordo; da ora in poi, mi dovrai chiamare zio Angelo. »
Da quel giorno in poi restai a vivere in casa loro; occupandomi (tra
l’altro) di Maria e Nico.
Una mattina svegliandomi dissi a Maria: « C’è qualcuno che chiede il mio
aiuto. Esco e torno subito. »
Uscito dalla loro casa mi diressi verso il luogo dove veniva la chiamata
(gli angeli non precisano di macchina per muoversi); poco dopo ero vicino ad
una villetta dove vidi tre uomini estorcendo con le minacce dei soldi per
evitare assalti.
Trasformandomi in Hulk mi avvicinai loro e con la mia voce cavernosa dissi:
« Sparite e non fatevi più vedere dai miei amici, se non volete che di voi ne
faccia delle polpette! »
Voltandosi da dove veniva la voce videro:
un gigante di carnaggione verde di tre metri per due che brandiva le sue
grosse mani verso di loro.
Senza che potessi aggiungere altro; fuggirono a gambe levate.
Una volta fuggiti tornai per quello che ero prima, prendendo i
ringraziamenti dai due coniugi.
« Per ora potete stare tranquilli; quelli non torneranno. Se nel futuro
avrete ancora bisogno di me (con il pensiero) basterà chiedermi aiuto ed io
correrò a proteggervi. »
Poi tornai a casa di Maria raccontandogli quello che avevo fatto.
Un mese dopo Maria mi disse di essere incinta; ed io le dissi: « Se è un
maschio lo chiamerai Angelino e se è una femmina Angelina. »
Fu un maschio e quando lo facemmo battezzare; lo chiamammo Angelino
Gabriel.
Mentre era in corso la funzione si sentivano voci celestiali cantare.
Maria mi chiese: « Chi canta così bene? »
« È un coro di angeli. » risposi.
Poi mi svegliai.
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