domingo, 1 de setembro de 2013

Sogno n.67 Il vecchio cowboy anno 2011


Nel posto dove abitavo era arrivato un piccolo circo che montarono in un vecchio campo di calcio.
Stava con noi una nipotina la quale all’annuncio dell’arrivo del circo, prese a tormentarmi per accompagnarla a vedere il circo.
« Nonno mi ci porti, nonno mi ci porti, nonno mi ci porti » e così via.
Dopo tante insistenze, pur di non sentirla ripetere la tiritera,  l’accompagnai.
Il circo non era pronto per gli spettacoli, in compenzo funzionava un piccolo Luna Park.
La nipotina volle salire su una giostra, l’accontentai restando a terra a gurdarla girare girare.
Mentre ero intento a guardarla divertirsi nella giostra con gli altri bambini, venni attratto da vari gridi.
Mi girai alla ricerca di dove avvenivano i gridi e vidi; trattarsi di un toro meccanico che faceva sbalzare di dosso i ragazzi che ci montavano in groppa.
Quando la giostra si fermò, la nipotina scese e prendendola per mano, andammo ad assistere insieme a tanti altri, alle prodezze di tutti quelli che montavano sopra il toro.
« Nonno montaci tu, nonno montaci tu. »
« Con questo vestito non posso, mi sporcherei tutto e poi chi la sente la nonna. »
La nipotina prese a vantarmi ai vicini: « Mio nonno, quando era giovane, domava i cavalli selvaggi; era molto bravo. »
Diceva quello che le raccontavo per farla dormire che erano per lo più, solo fantasie.
Alcuni giovanotti cominciarono a deridermi dicendo: « Tuo nonno deve essere un gran bugiardo, non durerebbe nemmeno un minuto in groppa al toro. »
Per non sentirli, presi la nipotina per mano dicendole: « Si è fatto tardi, è ora di tornare a casa. »
E i ragazzi: « Si, si vai a casa nonno bugiardo. »
« Mio nonno non è un bugiardo, torneremo domani e ve lo farà vedere lui se è un bugiardo. »
Tornati a casa, la nipotina corse da mia moglie dicendo: « Nonna, nonna è vero che nonno quando era giovane domava i cavalli selvaggi? »
Mia moglie conoscendomi, ma per non deludermi, dissi: « Certo, quando era giovane faceva molte cose, ma ora è vecchio e quello che faceva da giovane ora non lo può fare più. »
La nipotina non disse nulla e andò a giocare con le sue bambole fino a quando fu l’ora di cenare e quella di andare a dormire.
La mattina dopo entrò di repente nella nostra stanza strillando: « Nonno, nonno, guarda cosa ho trovato in soffitta. »
Era il mio vecchio vestito da cowboy che avevo comprato non ricordo da chissà quanti anni in occasione del carnevale.
« Vestilo, vestilo, nonno fammi vedere come eri vestito quando eri giovane. »
« Lo farei se mi entrassero cosa che non credo. »
Pur di farla contenta, cominciai ad indossarli.
I calzoni jans non mi entravano, mia moglie mi diede quelli che usavo quando lavoravo la terra.
La camicia, con un’altra a quadri verde e giallo.
« Mi ci vorrebbero gli stivali, altrimenti che cowboy sarei senza gli stivali? »
« In soffitta dentro il baule ci sono tante cose, vieni andiamo a vedere se ci sono gli stivali. »
La seguii e saliti nel solaio, in un vecchio baule, c’era tutto quello che ci avevo messo chissà da quanti anni.
C’erano anche i Camperos (gli stivali da cowboy).
Erani rigidi e con tracce di muffa, chissà se mi andavano ancora.
La nipotina smucinando nel baule, trovò una scatola di grasso e dei vecchi stracci.
Cominciai a pulirli e ingrassarli.
Dopo varie ore di lavoro erano tornati morbidi e lucidi, come nuovi.
Facendola contenta, indossai tutto quello che si trovava nel baule compreso il cinturone con le pistole (a salve) e il cappello.
Così vestito scesi dal solaio e mi presentai a mia moglie.
« Sembri tornato quando eri giovane. »
« Nonno, nonno, andiamo al circo. »
« Un momento, un conto essermi vestito da cowboy, un altro andare in giro così vestito. »
Lei con le lacrime agli occhi disse: « Allora non è vero niente, mi hai raccontato sempre tante bugie, allora è vero che sei un bugiardo. »
Scappò nella sua stanza, piangendo.
« Hai visto che succede raccontare bugie. » disse mia moglie.
Entrando nella stanza dove dormiva la nipotina, cercai di consolarla: « Su! Non piangere. »
Sempre piangendo disse: « Non ti voglio più bene, sei un nonno bugiardo. »
« Non sono un nonno bugiardo e per dimostrartelo andrò con te al circo. »
« Lo farai davvero? » disse singhiozzando.
« Certo! Ora asciugati le lacrime, lo sai che le bambine che piangono diventano brutte? »
Dopo aver salutato mia moglie e detto: « Dio me la mandi buona », seguii la mia nipotina.
Per strada tutti mi guardavano in modo strano, di certo, mi prendevano per matto.
Così conciato, arrivammo al circo.
Se speravo di non vedere i ragazzi del giorno prima, mi sbagliai; erano tutti li.
Quando mi videro cominciarono a ridere, prendendomi in giro.
Mi avvicinai al toro meccanico e col fare sprezzante dissi al padrone: « Quale è il record già ottenuto? »
« Venti minuti » disse quello.
Salito sul toro e messomi come avevo visto fare (al cinema) dai cowboy durante un rodeo, dissi di cominciare a contare il tempo.
Assecontando i movimenti del toro, ci restai sopra più di venti minuti, lanciando ogni tanto un: « Ippy Uh! » sollevando il cappello da cowboy.
La mia nipotina batteva le mani e molti mi fecero le foto.
Dopo quasi mezz’ora, il toro si fermò e potei scendere.
« Eih! Cowboy, come ti chiami? » mi disse il padrone del toro meccanico.
« Il mio nome è Italo, ma quando ero in America mi chiamavano Bill, lì in America tutti si chiamano Bill o Tom. Dopo aver cavalcato un bufalo, presero a chiamarmi Bufalo Bill. »
Dopo avermi stretto la mano e scritto il nome del nuovo recordista, prendemmo a girare tra i vari stend.
Arrivati davanti ad un tiro a segno, una bella ragazza mi chiamò: « Eih! Cowboy, oltre a cavalcare, sai anche sparare? »
« Certo! Quando stavo in America, sparavo agli indiani con il mio Whincester. »
« Qui non abbiamo i whincestern, ti dovrai accontentare del fucile a pallini. »
 Avendo fatto il militare sapevo sparare con il fucile, quello però era diverso, di certo era truccato.
Dopo aver fatto partire un colpo e vedere dove era andato il pallino, spostai la mira e cominciai a fare saltare i gessetti uno appresso all’altro.
Applaudito dalla nipotina e da tutti quelli che avevano assistito.
« Eih! Pagliaccio, perché non stai nel circo a farci ridere un pò, invece di stare fuori a dar fastidio alla mia ragazza? »
« Guarda che io non sono la tua ragazza » disse la ragazza del tiro a segno.
Girandomi da dove era venuta la voce, vidi un ragazzotto insieme ad altri ragazzi di certo suoi amici.
« Ho l’impressione che stai cercando rogne; ragazzo? »
Lui guardando i suoi amici disse: « Questo pagliaccio vestito da cowboy cerca una lezione, diamogliela. »
Indicando qualcuno dietro di lui, dissi: « Signora guardia. » come lui si girò per vedere chi c’era dietro, lo colpii con un diretto al mento facendolo volare addosso a chi passava da quelle parti, poi mi gettai addosso agli altri e scoppiò una rissa degna di un saloon.
Per fortuna qualcuno chiamò la polizia (sennò chissà come sarebbe finita per me).
Quando tutto fu chiarito, grazie ai testimoni, i ragazzi furono portati via ed io mi accinsi a tornare a casa.
« Oltre a cavalcare, sparare, sai anche usare il lazo? »
« Certo, sennò come catturavo i cavalli selvaggi? »
La fune (lazo) che portavo agganciato alla cintura, non era un vero lazo da cowboy, ma una imitazione, aveva dentro un filo d’acciaio che gli manteneva aperto il cerchio, una volta che veniva usato per essere lanciato.
Lo tolsi dal gancio dove era appeso e dopo averlo srotolato, presi a farlo girare, più lo facevo girare e più si apriva il cerchio, poi dicendo alla nipotina di correre un uno spazio aperto, lo lanciai prendendola dissi: « Ti ho preso puledra selvaggia. » e la tirai verso di me.
Fui applaudito da chi stava presente.
Quando stavo per andarmene con la nipotina verso casa, una voce mi chiamò: « Sono il proprietario del circo, vuoi lavorare per me? »
« Sono troppo vecchio per lavorare e poi non ho tempo, ho tante cose da fare. »
« Comunque se vuoi partecipare allo spettacolo, mostrerai la tua bravura e guadagnerai qualcosa, gli spettacoli cominciano domani sera, se vieni ti presenterò al pubblico e senza impegni contrattuali; ci stai? »
Stavo per dire di no, quando la nipotina cominciò a dire: « Vai nonno, così andrò pure io al circo e ci porteremo pure la nonna, vedrai, ci divertiremo un mondo. »
A lei non riuscivo mai a dire di nò.
« Va bene, domani verrò al circo e porterò con me anche mia moglie e questa birbantona della mia nipotina. »
Dopo asserci stretto la mano, mi incamminai verso casa con la mia nipotina.
Arrivati a casa, la nipotina corse da mia moglie a raccontargli tutto quello che avevo fatto e che la sera del giorno dopo avrei lavorato per il circo, dando dei spettacoli e ci avrei portato anche loro.
La sera dopo cena andammo a dormire e quando mi svegliai, a casa nostra non c’era nessuna nipotina, ne tantomeno il circo...era stato solo un sogno.

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