Quando ero giovane, ho sempre giocato al calcio, in qualità di portiere.
Venivo dalla scuola calcio della Roma e quando fui ingaggiato ero il terzo
portiere di una squadra sempre della Roma, ma, di periferia.
Mi allenavo molto, ma giocavo meno.
Una domenica (sorte mia) i due portieri erano ammalati, così fu compito mio
difendere la porta.
Mi comportai tanto bene che, gli avversari non riuscirono a fare nemmeno un
gol.
Da quella domenica passai ad essere il secondo portiere e una domenica si e
un’altra no, era nella porta a defendere la mia squadra.
Un anno dopo passai a giocare con una squadra di serie D e anno dopo anno,
salii sempre più in alto, fino alla serie A e nella Nazionale.
Durante la mia vita di giocatore ho cambiato molte squadre, non ero io a
volerlo fare, se fosse dipeso da me, avrei giocato sempre con la Roma.
Quando la Roma incontrava una squadra il cui portiere ero io, mi comportavo
come un professionista, parando tutte le volte che il pallone mi veniva
incontro e se la Roma perdeva, non venivo rimproverato dall’allenatore della
Roma, ma complimentato.
Ad ogni incontro, dicevo sempre: « Quando posso tornare a giocare con la
Roma? »
Mi rispondevano sempre: « Non dipende da me. »
Un certo anno (molti da quando avevo cominciato), mi fu data una
liquidazione e fui mandato via.
Per loro ero troppo vecchio per continuare a giocare.
Ma io non mi sentivo vecchio, volevo continuare a giocare, anche con mezzo
stipendio.
Non ci fu niente da fare...era troppo vecchio.
A cinquantanni non si è ancora vecchio.
Non mi arresi.
Con i soldi messi da parte, pagai un allenatore e continuai a tenermi in
esercizio, parando sia le punizioni, che i rigori.
Quando la mia meta fu di 99,9 %, lanciai la mia sfida, mettendo un annuncio
su tutti i giornali sportivi: « Vecchio portiere sfida tutte le squadre a
segnarmi un gol ».
Andavo dai Presidenti di squadre proponendo la sfida.
Puntavo 1.000 Euro contro 100 a chi riusciva a segnarmi un gol.
Il primo Presidente si
mise a ridere,
dicendomi: « Hai soldi da perdere? »
« Per ora solo 1.000, allora chi li vuole prendere, o avete paura di
perdere voi. »
« I soldi sono i tuoi, se li vuoi perdere, sono affari tuoi. » e portandomi
in campo, mi presentò ai giocatori che si stavano allenando.
« Questo signore che per tanti anni ha giocato come portiere, vi sfida a
marcargli un gol. Vuole puntare 1.000 Euro contro 100. Non lo voglio derubare,
qualcuno di voi vuole tirargli un rigore, così lo accontentiamo e se ne potrà
tornare a casa senza perdere i suoi 1.000 Euro. »
Ero già in tuta, da una borsa tirai fuori i guanti e mi andai a mettere al
centro della porta.
Il tiro non fu forte, lo parai con facilità.
« Un pó di fuoco ragazzi, fate conto che state giocando contro la Juventus
(nemica mortale della Roma). »
Il secondo tiro fu più forte ed angolare.
Non mi feci ingannare, mi tuffai dal lato giusto, deviando il pallone.
« Allora li vogliamo scommettere i vostri 100 Euro contro i miei 1.000, chi
li vuole. »
Tirando cinque biglietti da 200 Euro li diedi all’allenatore che mi fece da
cassiere.
Tirarono tutti e ventiquattro giocatori (compresi i portieri e guadagnai 2.000
Euro (qualcuno volle tirare due volte).
Persi 1.000 Euro quando uno riuscì a marcarmi (o lo feci apposta).
« Non ve la prendere, non siete i primi a perdere. Hanno perso pure quelli
della Lazio. »
Ripetei la sfida e nel giro di un anno, avevo guadagnato un sacco di soldi,
più di quanti avrei guadagnato se avessi continuato a giocare.
Con quei soldi potei viaggiare per il mondo e quando mi restavano 1.000
Euro o l’equivalente della moneta locale, bastava che andassi alla presidenza
di una squadra a lanciare la mia sfida.
Poi mi svegliai.
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