quarta-feira, 17 de novembro de 2010

Sogno n.8 Il paese Storico anno 2006

Ce ne andavamo in giro, io e mia moglie, alla ricerca di “chiese e cappelle, quando incontrammo un Paese; era un paese un pò strano, era costruito con le pietre che avevano appartenuto ad un’epoca passata.
Incontrammo: nelle case, la chiesa e in varie cappelle fatte con, reperti appartenenti all’era romana, visigotica e araba.
Sembrava come se: i romani avevano distrutto quello che avevano trovato; per poi ricostruire alla loro maniera; così poi avevano fatto i visigoti, gli arabi e i portoghesi.
Ne rimanemmo impressionati.
Se prima pensavamo di tirare un pò di foto, pranzare e ripartire verso casa; decidem-
mo di restare un altro giorno.
Non trovando né alberghi, né pensioni, domandammo dove potevamo dormire quella notte; ci dissero di rivolgerci al Presidente del Centro per Anziani.
Ci recammo, fummo accolti calorosamente e ci venne offerta una stanza, per tutto il tempo che saremmo restati e per di più non volle che pagassimo l’alloggio.
Il giorno seguente era Sabato e in programma c’era una festa con musica e danza fol-cloristica.
La festa in onore di una Madonna terminava la domenica sera con i fuochi di artificio.
Decidemmo di restare per la festa.
Era tutto pronto: era stato montato il palco per lo spettacolo.
Solo che.....il mattino seguente cominciò a piovere, passò la giornata e non arrivò nessuno per lo spettacolo; fu una delusione generale.
Noi non potendo girare, restammo nel Centro a fare compagnia ai vecchietti.
La domenica ci secammo in chiesa per assistere alla Messa.
Nonostante che nell’aria c’era un non sò che di strano (come se, riuniti per la funzio-
ne, non c’era solo il popolo del Paese, ma gli spiriti di quelli che erano preceduti).
I fedeli stavano raccolti, alcune donne pregavano silenziosamente.
Nella chiesa c’era un vecchio organo; ma non c’era nessuno a suonarlo.
Non si sà come?
Maria si sedette nello sgabello, guardò gli spartiti e poi cominciò a toccare.
Era una musica dedicata alla Madonna.
Poi cominciò a cantare, la seguii; poco dopo anche i fedeli cominciarono a cantare.
Nel finale della Messa, cantai l’Ave Maria di Schubert con la voce di baritono.
A pranzo nel Centro, il Presidente si congradulò con noi e ci chiese, se potevamo rallegrare la festa con i nostri canti, dato che non erano venuti gli invitati per lo spettacolo, disse, ci avrebbe pagato per il disturbo.
Dicemmo che, lo avremmo fatto volentieri per contracambiare l’ospitalità.
Verso le ore 16.00, sul palco era stato portato l’organo della chiesa e c’erano altre
persone con strumenti vari.
Con gli spartiti che trovammo, poco dopo: si suonò, si cantò; alcune donne e qualche uomo anziano cantò canzoni popolari e si esibirono in danze locali.
Cantai molte canzoni italiane melodiche e operistiche.
Fu un successo, anche perché nel pomeriggio aveva smesso di piovere e s’era radunata molta gente.
Dopo cena, sul finire della festa, ci furono anche i fuochi pirotecnici.
Il giorno seguente essendo bel tempo, andammo in giro per completare le foto da tirare e dove passavamo, la gente si congradulava con noi offrendoci da bere.
Nel nostro giro, passammo d’avanti ad un negozio di antiquariato e nella vetrina, vidi una ocarina; dicendo a Maria di aspettarmi, entrai nel negozio e chiesi al padrone di mostrarmi quell’ocarina.
Dopo averla pulita dalla polvere, la portai alla bocca e.............miracolo, ne uscì una melodia.
Non l’avevo mai suonata, mi bastava soffiare e lei suonava cose che non conoscevo, suonava da sola.
Chiesi il prezzo della ocarina, il padrone non volle nulla, disse di sentirsi pago con quello che avevo suonato.
Uscendo dal negozio Maria mi domandò chi suonò quella bella musica, gli mostrai l’ocarina dicendogli quello che avevo fatto.
Non volle credermi.
Gli dissi di provare a soffiarci dentro, lei lo fece e subito ne uscì una musica.
La guardò, la riguardò poi ridandomela disse: « È stregata ».
Dissi: « È come se immagazzinò tutte le musiche che il suo antico proprietario aveva suonato, poi per qualche motivo a noi sconosciuto, andò a finire in quel negozio, per chissà quanto tempo; in attesa di un nuovo proprietario. Ecco perché, come provai a suonarla, ne uscì quello che tu sentisti ».
Continuammo il nostro giro fotografico; Maria faceva le foto, io soffiando l’ocarina.
Poco dopo Maria mi disse di girarmi; dietro di noi, c’era uno stuolo di ragazzini, tutti presi dalla musica dell’ocarina.
Smisi di suonare e riposi l’ocarina in tasca.
Nel pomeriggio mi capitò un’altra cosa strana.
Ero da solo a passeggiare, quando vidi tre persone; due stavano toccando le chitarre, l’altro aveva un banjo e non lo suonava.
Avvicinandomi al terzetto, chiesi se potevo vedere quel banjo; come lo presi in mano e lo presi a pizzicare, sentii qualcosa di strano.
Le mie mani si cominciarono a muoversi da sole.
Gli altri due facevano fatica a seguirmi con le chitarre.
Cominciammo con blues, poi si unì un’altro con un trombone e poco dopo un altro con un sassòfono e ci mettemmo a suonare del jazz.
Come un segnale; s’era radunata quasi tutta la gente del paese e tra loro, c’era pure mia moglie.                                                                                                            
Maria mi guardava, la guardai facendogli capire; era successo la stessa cosa della tromba e dell’ocarina.
Avremmo suonato tutta la notte e chissà quando avremmo smesso.
Ma poi la musica ci volle dare una pausa e poco dopo tutto finì in tanti applausi a non finire.
Una mattina mentre mi facevo la barba, sentii ad una radio una musica operistica, seguendo la musica, mi misi a cantare; era “ Una furtiva lacrima “ di.....................non mi ero accorto di avere la finestra aperta e come finìi, sentii qualcuno applaudire, mi affacciai e una signora mi chiamò: « Maestro ».
Spiegai che non ero né Maestro, né cantante; se cantavo, lo facevo senza volerlo, così come capitava.
Lei non volle credermi e quando uscii a fare due passi, tutti mi chiamavano Maestro.
Se mi stavano prendendo in giro, non ci feci caso.
Era passata una settimana da quando eravamo arrivati a quel paese era ora di tornare a casa, a Vale de Figueira, così cominciammo a preparare i nostri bagagli.
Stavo caricando la valigia in macchina, quando, si avvicinarono varie persone tra cui il Presidente del Centro e il Sindaco di quello strano paese.
Ci domandarono del perché andavamo via; rispondemmo che, la nostra casa non era là ma un pò lontano da lì.
Il  Sindaco ci fece una proposta.
Ci offriva una casa con tanto di campo.
Rifiutammo, ci chiese, di vederla prima di rifiutare l’offerta.
La casa aveva un primo piano, era vuota, senza mobilia, in pietra e, come entrammo, fummo presi dalla casa, tanto che, anche se volevamo uscire, non ne eravamo capaci, la casa voleva che noi restassimo come nuovi abitanti.
Ci guardammo e..............non fummo noi a decidere.
Fu il Paese a decidere per noi; rispondemmo contemporaneamente: « Accettiamo ».
Poi mi svegliai.






Sem comentários:

Enviar um comentário